Una studentessa a New York
per parlare all’Onu

Martina Marsella ha partecipato alla simulazione tra studenti dell’Assemblea Generale nel Palazzo di Vetro: «Un’esperienza bellissima»

A chi è capitato di essere protagonista di un’esperienza lavorativa al Segretariato delle Nazioni Unite? Sicuramente non a molte persone, ma a Martina Marsella sì. Studentessa 17enne dell’indirizzo Scienze Umane al Liceo del Cossatese e Valle Strona, ha aderito al Progetto Muner e si è trovata a discutere di temi geopolitici ed economici nell’arcinoto Palazzo di Vetro dell’ONU a New York.

«È una strada che non avevo mai tenuto in considerazione, ma dopo questa esperienza mai dire mai. Per arrivare a questo ho dovuto superare delle selezioni, in particolare quella a Torino dove è stata fatta una simulazione per avvicinarci il più possibile a quello che ci avrebbe aspettato». I posti che il progetto riserva sono pochi, per la precisione 4.000 in tutto il mondo e l’organizzazione sfrutta due spazi temporali: una sessione a febbraio e una a marzo. Martina è stata l’unica dalla provincia di Biella a partecipare; oltre al Piemonte, con lei si sono imbarcati ragazze e ragazzi da Emilia-Romagna, Sicilia, Puglia.

Basato sul confronto in lingua inglese tra i presenti, il progetto Muner consiste nell’affrontare questioni geopolitiche su cui quotidianamente gli ambasciatori dei Paesi ONU discutono. In breve, si tratta di una prestigiosissima simulazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella sede del quartier generale. Spiega la nostra intervistata, piuttosto soddisfatta dei giorni vissuti: «Eravamo divisi in commissioni. Quella in cui noi rappresentavamo uno Stato richiedeva la discussione dell’economia nello spazio, tematica che vedeva coinvolti i Paesi più ricchi. La difficoltà più grande per me è stata la ricerca delle informazioni per poter portare tesi e dati a sostegno o contrari al dibattito. Una parte interessante del lavoro è stata creare alleanze con gli altri rappresentanti per pensare nuove leggi e proporle. La commissione di cui facevo parte era una tra le più piccole, formata da circa 100 persone. Io rappresentavo la Bielorussia e ciò non richiedeva solo una preparazione nozionistica, ma dovevo calarmi perfettamente in quella che è attualmente la realtà dello Stato».

La settimana trascorsa a New York non si è solo rivelata prolifica ed estremamente formativa, ma un concentrato di visite e momenti indelebili, come racconta Martina: «Ci sono state le cerimonie di apertura e di chiusura, in cui hanno tenuto i propri discorsi Joe Bastianich e Martin Luther King III. Nel tempo libero abbiamo avuto modo di visitare la città, passando per Little Italy, Chinatown. Per chiudere la nostra esperienza abbiamo anche festeggiato».

Empire State Building, Statua della Libertà e Ponte di Brooklyn sono alcuni tra i simboli della Grande Mela che Martina e il gruppo di aderenti al progetto di cui ha fatto parte hanno visitato.

I giorni vissuti oltreoceano hanno avuto esito positivo anche in famiglia. «L’esperienza è andata alla grande, sono contenta di aver visto Martina soddisfatta. Si è goduta al meglio questi giorni, è una ragazza che non si spaventa ed ha coraggio», queste le parole di Francesca Marcuzzi, mamma di Martina.

Partire da una cittadina come Cossato e trovarsi catapultata a New York, per di più a simulare una discussione all’ONU, non è all’ordine del girono. Una cosa è certa: qualsiasi risvolto professionale prenderà la vita di Martina Marsella, sarà tra le poche persone ad aver sperimentato una realtà stuzzicante.

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