Ci vuole orecchio: Elio a Biella canta Enzo Jannacci

Martedì sera andrà in scena lo spettacolo dedicato al grande cantautore che amava definirsi «poetastro»

Il cantautore più eccentrico della storia della canzone italiana sarà rievocato da uno dei suoi più grandi fan, (un erede forse?), Stefano “Elio” Belisari. Il leader del complesso “Elio e le Storie Tese” questa volta verrà affiancato da una formazione diversa per omaggiare il grande Enzo Jannacci, nello spettacolo intitolato “Ci vuole orecchio - Elio canta e recita Enzo Jannacci”, realizzato con la regia e la drammaturgia di Giorgio Gallione, che andrà in scena a Biella al Teatro Odeon il 16 gennaio (alle 20:45).

Entrambi di origini milanesi, dotati dello stesso senso dell’umorismo e distinguibili per una stravaganza, a tratti surreale, i due artisti si incontrano idealmente in questo spettacolo, in tour dal 2021 in tutta Italia, quasi come se si trattasse di un passaggio di testimone. In più interviste, dalla nascita dello spettacolo, Elio ha infatti sottolineato il suo legame con il “poetastro”, come Jannacci stesso amava definirsi, un legame dalle radici profonde, nato tra le mura domestiche, che avrà sicuramente avuto un’influenza nel suo stile, già carico di quel pizzico di follia tanto amato dal pubblico. Il padre di Elio, infatti, era stato compagno di Enzo al liceo classico Berchet di Milano, quindi i suoi dischi non mancavano mai: «Sono cresciuto a pane e Jannacci», afferma spesso scherzosamente il cantautore, facendo trapelare negli occhi l’ammirazione per lo stile e la genialità del “poetastro”. Ad accompagnarlo in questa vera e propria operazione teatrale su Jannacci, cinque musicisti saltimbanchi, i suoi stravaganti compagni di viaggio, che formeranno un’insolita e bizzarra carovana sonora: Alberto Tafuri al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono (nipote di Paolo Tomelleri, celebre e storico sassofonista di Jannacci) e Giulio Tullio al trombone.

“Ci vuole orecchio” comprende un repertorio umano e musicale sconfinato e irripetibile, arricchito da scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali, di “schizzo” Jannacci, da Umberto Eco a Dario Fo, da Francesco Piccolo a Marco Presta, a Michele Serra. Nella scaletta, attentamente selezionata per non risultare né un banale concerto, né una carrellata scontata, tra “Saltimbanchi” con cui apre lo show e “Quando il sipario calerà”, si susseguiranno altre 12 canzoni: “Ci vuole orecchio”, ovviamente, “Silvano”, “Sopra i vetri”, “Taxi nero”, “La luna è una lampadina”, “L’Armando”, “T’ho compraa i calsett de seda”, “El purtava i scarp del tennis”, “Faceva il palo”, “Son s’ciupaa”, “Parlare con i limoni”, “Vivere”, in un avvicendarsi di noto e meno conosciuto, proletario e periferico. Allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia coesistono e in modo versatile si alternano nel parlato folle delle canzoni folli di Jannacci, modello di riferimento per le successive generazioni di cantautori, caposcuola del cabaret e uno dei pionieri del rock and roll italiani, che è stato capace di raccontare meglio di chiunque altro la Milano delle periferie degli anni ‘60 e ‘70, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, popolato da una miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale. Elio rivisiterà questo repertorio, lo reinterpreterà, rendendo lo stesso sguardo poetico e bizzarro che ogni volta spiazza e stupisce. Se avete trovato esilaranti le improvvisazioni di Elio a “LOL – chi ride è fuori” in questo spettacolo vale la legge contraria, chi non ride non è ben visto: sarà, infatti, uno spettacolo profondo ma molto giocoso perché, come sottolinea il cantautore e comico, riprendendo una citazione di Fryderyk Chopin, «Chi non ride non è una persona seria. Buffone è chi non ride mai». “Ci vuole orecchio - Elio canta e recita Enzo Jannacci”, Agidi e International Music and Arts, regia di Giorgio Gallione, arrangiamenti musicali di Paolo Silvestri, scenografia disegnata da Giorgio Gallione.

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