Contratto dei tessili
I sindacati in attesa
del primo incontro

Trattative La piattaforma è in fase di valutazione da parte di Sistema Moda Italia. A breve sarà fissata una data con le organizzazioni per avviare il confronto

«Sistema Moda Italia ha ricevuto, il 28 marzo la piattaforma con le richieste delle organizzazioni sindacali Femca/Cisl, Filctem/Cgil e Uiltec/Uil per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale dell’industria tessile abbigliamento moda, scaduto lo scorso 31 marzo. Il documento con le relative richieste è ora n fase di valutazione da parte degli organi direttivi e tecnici. A breve, sarà concordata con le organizzazioni sindacali una data per l’avvio della trattativa».

La dichiarazione è quella di Carlo Mascellani, direttore Servizio relazioni industriali di Smi, la rappresentanza datoriale più importante del settore, che fa capo a Confindustria. E i sindacati contano i giorni, a distanza di quasi un mese, in attesa che il tavolo delle trattative si apra.

«Ci auguriamo vivamente che entro fine aprile venga fissato un primo momento di confronto» spiega Filippo Sasso di Filctem. «Se non arrivano segnali la sensazione non è certo di quelle positive. Il rinnovo era annunciato e questa attesa mostra poco interesse nei confronti dei lavoratori».

Su 44 mila addetti che nel Biellese appartengono a tutto il settore privato (escluso il credito/assicurazione e agricoli), sono circa 10 mila quelli che lavorano nel tessile. Ma il problema che si pone è vasto. La contrattazione territoriale è ferma dal 1980 e soprattutto su circa 200 imprese sono meno della metà quelle che hanno al loro interno una Rsu. Ciò significa che le richieste delle maestranze si discutono direttamente con il datore e non sempre vengono accolte. «L’integrativo non riguarda quindi tutti i lavoratori e ciò significa che il potere di spesa è sempre meno adeguato ai tempi».

I sindacati nelle settimane scorse avevano discusso le istanze in assemblea in un’ottantina di luoghi di lavoro fra i più rappresentativi e ancora oggi il percorso di incontri prosegue per le ultime e più piccole realtà che ancora non erano state raggiunte. «Ciò che è emerso ed è stato approvato in riunione plenaria è finito sulla piattaforma e le rivendicazioni sono state trasmesse alle controparti. Ora la risposta spetta agli imprenditori. Precarietà, salario e conciliazione dei tempi lavoro, sono i temi che più toccano il Biellese».

Sasso entra nei particolari: «Dai dati complessivi il reddito pro capite medio appare alto sulla media italiana ma se si tolgono gli stipendi più elevati, un migliaio fra dirigenti e quadri, un operaio a tempo indeterminato arriva a 23.000 euro lordi annui e tra i contratti a termine si scende a 15.000 scarsi. Poi nel Biellese c’è un’altra difficoltà oggettiva. La popolazione di fatto è vecchia. Ciò significa che la gestione famigliare è complessa. Occorre più tutela nei confronti di lavoratori che devono restare in azienda fino a un’età avanzata e nel frattempo seguire genitori anziani. Questo aspetto è stato evidenziato in più occasioni, infatti».

Tra la delegazione sindacale dei lavoratori ci saranno 8 biellesi, una parte significativa per far valere il peso di uno dei pochi distretti tessili rimasti in Europa.

La piattaforma per il rinnovo del contratto triennale di categoria vuole dare risposte, in materia di salario, orario e organizzazione del lavoro, partecipazione e diritti, a circa 250.000 lavoratori, mentre altri 130.000 addetti circa trovano copertura contrattuale con altre forme di rappresentanza sindacale e datoriale.

In cima alle richieste c’è un aumento di 270 euro mensili per il terzo livello super, motivato dalla forte perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione a due cifre registratasi nel 2022 e parte 2023. A seguire la progressiva riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e la sperimentazione di forme di flessibilità concordate (prende spunto dall’accordo sottoscritto all’EssilorLuxottica). Tenuto conto dell’alta componente femminile, soprattutto a livello operaio, ci sono misure volte ad assicurare un’adeguata formazione professionale finalizzata a favorire la parità di genere man mano che si sale di responsabilità e la costituzione di una commissione paritetica (in aziende con almeno 50 dipendenti) per prevenire molestie e violenze.

Non meno importante, la difesa dei diritti: ferie uguali per operai e impiegati, contrasto all’abuso del lavoro precario, riduzione del periodo di apprendistato e una ridefinizione del lavoro usurante, considerata l’elevata età media degli addetti.

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