Le star amano tacchi e catene made in Biella

Le Dangerouge di Francesca Zambito cammina ai piedi delle celebrities

Pericolosa, perché è impossibile fermarla, e rossa come il fuoco e la passione: Francesca Zambito, ha messo le catene alle scarpe ed è entrata nel cuore delle celebrities dello spettacolo e del fashion. Il suo sogno, costruito al ritmo della musica elettronica, quella che ha segnato la sua generazione, si chiama Le Dangerouge e cammina ai piedi di Gianna Nannini, di Victoria dei Maneskin, di Belen, della supermodella Gigi Hadid e non solo delle star. Da Biella i suoi stivaletti allacciati con le maglie di metallo, sono arrivati in tutto il mondo, in Europa come negli Stati Uniti fino all’Arabia Saudita. Con il suo stile Rouge, firma perfino collari e cappottini dei cani vip, attraverso una collaborazione con Ferribiella.

«Il gioco di parole è frutto del soprannome che mi hanno dato al liceo per via dei miei capelli rossi» spiega. «Mi piace e l’ho scelto per lanciare le mie calzature, fatte per donne coraggiose, di tutte le età, determinate, insomma, come me».

E’ stata Franca Sozzani, icona del giornalismo di moda, a darle le ali su Vogue in occasione di un talent in cui fu selezionata come designer emergente.

«La catena per me rappresenta l’unione e la connessione all’interno di una comunità. Mi rivolgo a chi vive soprattutto di notte, ama la musica e l’eleganza e non esita a mettersi in gioco. Una cosa che ho fatto anch’io, più volte per arrivare fino a qui».

Classe 1983, dopo un diploma in lingue e un corso di moda a Milano, Rouge entra nell’azienda di famiglia. «Un passaggio fondamentale, una “scuola” di economia. Mio padre è stato fra i primi in Italia a importare skateboard e da lui ho imparato molto. Ma certo è che Biella mi stava un po’ stretta a vent’anni. Così mi sono spostata su Milano dove ho conosciuto un ragazzo che metteva borchie alle scarpe. Da lì è partita l’idea di sostituire le stringhe con le catene. Era un salto nel vuoto perché di calzature non sapevo nulla».

Partendo da zero, la designer ha lavorato in un negozio di calzature per capire il settore, conoscere la clientela e intercettare quelle atout necessarie da giocare per mettersi in proprio. Poi ha seguito un corso per confezionare scarpe a mano.

«Alla fine Milano non mi bastava più e mi sono spostata a Barcellona dove ho iniziato a produrre delle calzature mie per testare il mercato, poi investito su un macchinario per essere più professionale. Quindi a Ibiza, lavorando in discoteca, ho individuato il mio “target”. Un paio di stivaletti li ho regalati alla deejay Nina Kraviz quando lavoravo al Goa Club e da lì in poi è capitato tutto: nel 2010 è nato il marchio Le Dangerouge e nel 2014, rientrata a Biella, grazie al sostegno e all’incoraggiamento dei miei genitori, ho creato la mia azienda e ho iniziato a lavorare a tempo pieno. E’ stato il talent di Vogue con Franca Sozzani a portarmi fortuna: da quel momento ho viaggiato ai mille all’ora, mi sono trovata in un vortice».

La cerca Nina Zilli, arrivano Irina Shayk, l’indossatrice russa volto di Intimissimi; Vittoria Ceretti, top model e oggi compagna di Leonardo di Caprio; Gianna Nannini che sale sul palco di Sanremo (nel 2020) con i suoi stivali; recentemente c’è anche Belen che con la sorella Cecilia li porterà su Amazon Prime, nella prossima serie di Celebrity Hunted.

«Il mio è un made in Italy rigoroso, andare a produrre all’estero non garantisce la qualità. Ma soprattutto ho scelto fornitori che assicurassero prima di tutto la comodità e un’alta gamma di prodotto. Vendo on line e la credibilità, in questo caso, è fondamentale quanto il servizio puntuale e impeccabile, 24 ore su 24. Per Le Dangerouge mi occupo di tutto, sono direttore creativo, seguo gli shooting, l’immagine e il marketing del mio brand perché, la verità è che mi piace questo lavoro e amo farlo a 360 gradi».

Oggi Francesca Zambito si è trasferita a Torino, con un ufficio e uno showroom di 250 metri quadrati. «Il mio sogno? È quello di far crescere l’azienda, che oggi ha 10 anni, con un partner importante. Solo così posso garantire continuità a quanto ho fatto fino a qui».

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