PAROLE - Siamo partiti con il botto

Considerato che nessuno è rimasto ferito in maniera seria e non derubricata, bene inteso, la questione a questioncina, a due giorni abbondanti dal loro accadimento, i fatti di Rosazza, sarà anche per gli innumerevoli meme, stanno strappando pure qualche inevitabile sorriso.

Perché dire che siamo partiti con il botto, questa volta, non è usare una metafora. No, niente affatto. Con starter d’eccezione del nostro 2024, nell’attesa di sapere se sia stato lui o no a sparare il colpo della falsa partenza, l’onorevole Emanuele Pozzolo. Il deputato vercellese ha decisamente fatto andare di traverso il brindisi di inizio anno alla premier Giorgia Meloni, cui la febbre sarà ulteriormente salita, e al collega di Parlamento Andrea Delmastro, cui i guai sono arrivati accidentalmente da casa. Per Pozzolo un colpo di pistola, per il sottosegretario un colpo di sfortuna.

La questione impegna la Procura di Biella e anima la politica tutta, armando le opposizioni che hanno aperto il fuoco di fila sui Fratelli d’Italia. La prima intanto ha ufficializzato l’iscrizione nel registro degli indagati di Pozzolo per lesioni aggravate e qualche altro capo d’imputazione, con la Prefettura che starebbe per revocargli il porto d’armi; la seconda, da ambo le parti, potrebbe avere un’occasione per non sparare l’ennesimo colpo a salve per la sua credibilità.

Prima dell’Epifania qualche sviluppo ci sarà. Nell’attesa, al netto di errori e leggerezze, di colpe (o colpi) e verità, per restare alle cose serie sono due, solo due in fondo, le domande cui dare risposta. Due domande le cui risposte andrebbero bene per la politica, per la Procura e in definitiva un po’ per tutti. Una, perché un deputato ad una festa avesse una pistola in tasca, pur piccola e pur posseduta legalmente per difesa personale; l’altra, perché non si sappia ancora chi sia stato a sparare, pur accidentalmente, il colpo.

Il resto francamente sono parole o silenzi e bagarre. Dove tanto finisce per far sorridere, con ognuno libero di trarre conclusioni o giudizi. Così leggere un vecchio post sui social di Pozzolo che scriveva «non ho mai visto un’arma sparare da sola» più che un proiettile sembra un boomerang per l’onorevole vercellese. Che certo qualcosa che vada al di là di «non sono stato io a sparare» dovrà prima o poi dirlo perché con le armi non bisogna neppure provare a scherzare o farci scherzare qualcun altro. Così sapere che sempre sui social si faccia chiamare Manny sembra diventare solo il nickname buono per un cowboy da film western. O l’alter ego di quel cartone animato tuttofare che aveva gli attrezzi parlanti ciascuno con un nome: da Manny con Pim il martello a Manny con Pam la pistola è un attimo. Così sentire che si sia appellato all’immunità parlamentare durante le primissime fasi dell’indagine, pur legittimo evidentemente, fa storcere il naso.

Così per dirne alcune, tanto da ridere su una storia che dovrebbe comunque solo far stare seri, serissimi. E sulla quale si potrebbe andare avanti a raccontare. Con il parlamentare che stando ai social a parole il colpo in canna per spararla grossa su tanti argomenti lo aveva avuto. Lo stesso Pozzolo che prima o poi per togliere dall’imbarazzo il suo partito, la sua premier, il suo sottosegretario sarebbe meglio dicesse qualcosa. Con delle motivazioni e delle spiegazioni che vadano al di là di quelle date, ad esempio, per rifiutarsi di consegnare gli abiti della serata di Capodanno per l’esame dello stub. Pare non volesse restare senza indumenti. E pensare che gli sarebbe bastato fare un salto a casa per prendere un cambio. Da poco, infatti, il deputato avrebbe preso residenza a Campiglia Cervo. Da Rosazza davvero un tiro di schioppo.

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