I cammini dell'Alto Piemonte. Il Grand Tour della Riviera d’Orta

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“…delizioso piccolo lago, com’è il Lago d’Orta ai piedi del Monte Rosa, con un’isola ben posta in acque calme, civettuola e semplice. Un fascino poetico e melodioso la circonda in ogni armonia.”Così scriveva nel primo Ottocento lo scrittore francese Honoré de Balzac e negli stessi anni il barone Ludwig von Welden, generale dell’esercito austriaco e buon alpinista, si diceva “folgorato” dalla visione del Monte Rosa, visto dalla collina di Ameno. Ne avrebbe poi scalato per primo la “cima 4”, da lui nominata Punta Ludwigshohe (4341 m), in onore del santo di cui ricorreva la festa nel giorno della conquista.Il Grand Tour tra ’800 e ’900Cosa ci facevano in Alto Piemonte, già due secoli fa, questi illustri personaggi? E senza nominarne altri che vennero dopo, da Stendhal a Nietzsche, da Ruskin a Hemingway. È presto detto: veniva chiamato Grand Tour il lungo viaggio intrapreso da aristocratici europei a partire dal XVIII secolo, allo scopo di conoscere il loro continente e di perfezionare il loro sapere nel campo della storia, della geografia e dell’arte. Si può dire che il fenomeno del turismo, inteso come viaggio alla scoperta, sia originato proprio dal Grand Tour e l’Italia divenne subito una delle mete preferite. La strada del Sempione, fatta costruire da Napoleone a partire dall’anno 1800, aveva grandemente facilitato il transito sulle Alpi e il romantico Lago d’Orta era la prima affascinante meta che i viaggiatori incontravano.Alla notorietà di questo fenomeno si sono ispirati gli ideatori del Grand Tour del Lago d’Orta, un nuovo cammino in cinque tappe, lungo in totale 115 chilometri. Tocca tutti i Comuni della Riviera d’Orta, passa per vallette nascoste e per innumerevoli borghi ricchi di tradizioni e di storie. Il lago appare e scompare di continuo, in una sorta di attrazione fatale che si esalta tra l’attesa di incontrarlo e il desiderio di fuggirne.Una spettacolare rete di camminiSiamo al centro di una rete di percorsi: sul lago d’Orta si incrociano i maggiori cammini dell’Alto Piemonte, dal Cammino “nord-sud” di San Bernardo che dal Sempione scende a Novara, al Cammino “est-ovest” di San Carlo che da Arona si collega alla Via Francigena a Viverone. Il sistema che si viene a creare è a dir poco spettacolare: alla bellezza dei laghi si aggiungono gli straordinari paesaggi che accolgono i Sacri Monti, patrimonio dell’Umanità.Il Grand Tour, collegando i cammini, permette di costruire viaggi sempre diversi, in una delle zone più belle d’Italia. È quello che ho fatto nello scorso week end, andando a percorrere alcuni tratti che non conoscevo, completando in pratica due delle cinque tappe dell’anello.Partendo da Omegna si segue la bella passeggiata lungolago verso gli impianti sportivi di Bagnella, per iniziare in salita il percorso attrezzato del Monte Zouli, con anelli per mountain-bike e palestre di arrampicata. Si arriva in questo modo ai colorati “Giardini della Torta in Cielo” ispirati ai racconti di Gianni Rodari. Oltre le fantasiose strutture sono presenti spazi di gioco e aree picnic per famiglie e ragazzi.La Croce di EgroCi si infila a questo punto nella valletta di Ponte Bria, dove un bel bosco di castagni, ora in pulizia, ci accompagna ai Laghetti di Nonio. Qui si pratica la pesca sportiva e il bar dell’osteria-rifugio capita a proposito, giusto dopo un’ora e mezza di strada. Da Nonio a Cesara è un tranquillo cammino di un quarto d’ora, tra cappelle votive e massi erratici. Oltre la provinciale si raggiungono le case della Colma, per iniziare un piacevole tratto verso Grassona, attraversando un silenzioso bosco di castagni e faggi. Siamo su di una sorta di delizioso altopiano che nasconde il lago d’Orta dietro il Monte Camosino. Si incontra un piccolo e solitario camposanto, non so da che paese possano provenire i defunti, ma di sicuro qui riposano in pace. Egro è un minuscolo agglomerato, con tanti palazzotti antichi e una ripetuta indicazione per la Croce di Egro, che ben conosciamo e seguiamo. Si tratta infatti di una breve deviazione che porta all’unico luogo da dove si vede tutto il lago. Il breve sentierino è alquanto ripido e precario, ma il grandioso panorama che ci appare ripaga ampiamente la relativa fatica.Scalpellini, rubinetti e vigneDa Egro a Monte San Giulio si segue in discesa una bella mulattiera, con muretti a secco ben conservati ai lati. In altri tratti i ripari a lato sono fatti con pesanti lastre di granito, l’una a fianco alle altre. Davvero eccezionale come si possa sfruttare una risorsa locale e allo stesso tempo dare valore estetico al manufatto stradale. A Monte San Giulio è una panoramica panchina ad ospitarci per il giusto ristoro meridiano; in un colpo solo riempiamo lo stomaco e gli occhi. L’isola di San Giulio, vicinissima, sembra una storica nave da crociera.A Pella si torna per un attimo in riva al lago, ma solo per gustare il primo gelato di stagione. Si riparte in salita per Centonara e Arto: se ne potrebbe fare a meno, ma il belvedere alla Madonna del Sasso è un altro immancabile appuntamento. La discesa verso Alzo sull’antico “sentiero degli scalpellini” e l’arrivo a S. Maurizio d’Opaglio completano la “tappa del granito” del Grand Tour.Non a caso l’arrivo del percorso è al Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia: prendetevi il tempo o un’altra occasione per visitare questa esposizione unica al mondo che affronta l’affascinante e sofferto rapporto dell’uomo con l’acqua, mediato dall’innato “saper fare” della gente del Cusio.La tappa successiva del Grand Tour, denominata “delle Vigne”, abbandona presto il lago ma va a caratterizzarsi per la varietà dei paesaggi che si incontrano lungo il cammino, sempre più ricchi di eccellenze culturali e, in particolare, enogastronomiche. A Pogno si lascia la strada della Cremosina che porta in Valsesia per arrivare Soriso, paese gentile “di nome e di fatto”, come si legge sui tabelloni all’entrata. Da qui si va per Gargallo, puntando ai boschi al confine con il Parco del Monte Fenera. Oltre Maggiora, patria dell’Antonelli, il tracciato segue la valle del torrente Sizzone e tocca Cureggio, da dove gira per tornare verso nord. Borgomanero è ormai vicina, ma la raggiungiamo dall’alto della sua collina morenica, passando per il vigneto della Madonna dell’Uva.Un lago che unisceTra gli ospiti illustri del lago d’Orta non si può dimenticare l’avvocato e filantropo londinese Peter Benenson, premio Nobel per la pace nel 1977 e fondatore di Amnesty International. Arrivato a Pettenasco per la prima volta nel 1958 per un periodo di convalescenza, s’innamorò del luogo e due anni dopo ebbe l’intuizione per Amnesty. Così lo ha raccontato all’amico Lino Cerutti sulla rivista “Lo Strona”: “… stavo guardando indietro verso il lago, quando capii che una delle cose che unisce la gente è il comune odio per la crudeltà (…) La mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale in favore delle persone detenute per le loro opinioni divenne un mio fermo proposito quando lasciai il lago (…) Non potrò mai ripagare il mio debito al lago d’Orta, sebbene ogni anno getti una manciata di monetine nell’acqua come espressione di stima e come promessa di ritornare.”

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