Lago d'Orta. Una collana di perle sul filo del lago

Quella che vi racconto è la prima escursione dell’anno fuori dai confini provinciali. Con alcuni amici abbiamo voluto scegliere come meta uno dei luoghi più belli del mondo, il Lago d’Orta. In realtà, del lago abbiamo visto poco, tranne alcuni scorci panoramici e l’immancabile arrivo nella piazza Motta di Orta San Giulio.
Il nostro percorso ad anello - o meglio a collana, si potrebbe dire - voleva scoprire alcune gemme nascoste dietro le prime colline ad oriente del lago, toccando i comuni di Miasino e di Ameno, la valle del torrente Agogna e rientrando a Orta percorrendo la parte finale della prima tappa del Cammino di San Carlo.

Rosso Speranza
Si dice che sia il verde il colore della speranza, ma quel verde di varie sfumature delle tante piante di camelia che abbiamo incontrato, lasciava vedere il rosso vivo dei primi fiori di camelia. La Camellia Japonica trova sui laghi prealpini il suo habitat perfetto e pur con la neve a terra mostra i boccioli appena spuntati. Sul Lago Maggiore conosco la collezione di Villa Taranto e ancora meglio le straordinarie varietà di Villa Anelli a Oggebbio, dove sei anni fa abbiamo fatto spettacolo con Storie di Piazza.
Ad ogni incontro con una camelia, nel vedere con quale intensità di colore - e gioia di vivere - si aprivano i suoi fiori, non potevo fare a meno di sperare di essere presto liberi di godere di ciò che ci circonda, nel modo che ognuno vuole.

Il cinema al muro
Dai parcheggi nei pressi della rotonda d’entrata a Orta San Giulio si sale verso Legro. Con l’originale titolo “Il cinema messo al muro”, questa frazione di Orta è nota per i suoi dipinti murali che si ispirano ad altrettanti film famosi. L’iniziativa, voluta a partire dal 1998 dalla Pro Loco, conta ora circa 60 opere affrescate sui muri della case ed è molto divertente girare tra le vie a riconoscere titoli e celebri attori, da Alberto Sordi a Rock Hudson, da Riso Amaro a Addio alle Armi.
Una breve salita su mulattiera ci porta alle case di Vacciaghetto, dove una strada in piano va verso Nord, affiancata da ville che hanno la fortuna di godere del paesaggio lacustre. Fate caso ora al grande castagno che vi appare alla vostra sinistra e subito dopo affacciatevi ad ammirare il panorama dal piazzale del Santuario della Madonna della Bocciola. E’ uno dei più importanti siti religiosi del lago, costruito nel 1754 in memoria di un miracolo avvenuto il 28 maggio 1543.

Villa Nigra, un gioiello
Pochi minuti e arriviamo a Miasino, lasciando alle nostre spalle la conca lacustre e affacciandosi ad una bella piana che nasconde, verso Est, le acque dell’Agogna. Il paese è però disposto in modo scenografico su di un piccolo colle, con la luminosa facciata e il possente campanile della parrocchiale di san Rocco che emergono dal borgo.
Ed è subito grande bellezza, con il benvenuto dell’imponente Villa Nigra, che si presenta con un corpo avanzato caratterizzato da un duplice loggiato a cinque arcate di particolare eleganza. Le facciate settecentesche sono affrescate in modo da suggerire illusioni ottiche, dove pittura e architettura si fondono mirabilmente.
Si sale tra le case antiche per raggiungere il piazzale erboso della parrocchiale. Ricordo all’interno un grande quadro con san Carlo, che testimonia la costante presenza del Borromeo in queste terre.

Sotto il Monte Oro
Scendiamo nella piana raggiungendo il cimitero per prendere la strada per Pisogno, lasciandola prima del torrente per salire una piccola e solitaria elevazione boscosa, sul culmine della quale si trova uno spettacolare parco avventura. Cinque percorsi per tutte le età sono tracciati sugli alberi, alle diverse altezze; non è stagione, ma mi immagino decine di scoiattoli giganti a due gambe passare al volo tra le fronde, appesi alle corde di sicurezza…
Si scende dalla parte opposta del colle, ritornando sulla piana dell’Agogna. Il luogo è piacevole, con il grande centro ippico di Monte Oro, il bar ristorante e tanti animali. Siamo sui percorsi del Quadrifoglio di Ameno, disegnati dal mio amico Riccardo Carnovalini. Con un elegante ponte ad arco dall’impronta romanica superiamo il torrente, continuando la discesa della valle, alla sinistra del corso d’acqua. Si passano alcune cascine e con un amabile cammino arriviamo al ponte sulla strada che da Ameno porta alle frazioni di Oltre Agogna, trovando qui il Cammino di San Carlo. Si continua a scendere dalla parte opposta del torrente, seguendo ora il tratto attrezzato con i cartelli di Salute in Cammino.

Le Vie Crucis del Mesma
Quando meno te l’aspetti, all’affluenza del rio Membra si può vedere quanto rimane di una settecentesca fucina di un fabbro, con l’esile canale sospeso in pietra che un tempo portava l’acqua e che ora fa da imprudente ponte per noi. Dopo pochi minuti lasciamo la valle dell’Agogna per salire la Via Crucis del Monte Mesma, raggiungendo al suo culmine il convento francescano, dal quale rivediamo il Lago d’Orta e, se fortunati (ma non oggi), il Monte Rosa. Se avete tempo suonate al convento, meglio se avvertite; la visita alla chiesa e ai chiostri, dove sono raccolte anche opere d’arte moderna d’ispirazione religiosa, è davvero interessante.
La discesa dal Mesma è la riproduzione della salita: altrettante cappelle della Via Crucis ci riportano sulla strada tra Gozzano e Miasino, che lasciamo subito per raggiungere Lortallo, piccola ma deliziosa borgata di Ameno, con belle e antiche case.

Una collana d’autore
Da Lortallo si va in piano per strada verso Nord per raggiungere in pochi minuti le case di Vacciago. Tra i molti palazzotti costruiti tra ’700 e ’800 c’è la Casa Carderara, che ospita l’omonima Fondazione e contiene oltre 300 opere d’arte contemporanea. Ho memoria di averla visitata anni fa in occasione di una Giornata del Fai e dell’emozione davanti a molti capolavori, da Arnaldo Pomodoro a Lucio Fontana. Emozione che non ricordo al cospetto della scatoletta che conteneva la m…. d’artista di Piero Manzoni.
Manca poco a chiudere la collana, con la discesa verso Legro e il ritorno al punto di partenza.
Ma non può mancare a questo punto il logico e spettacolare finale che prevede il passaggio al Sacro Monte di Orta, con le cappelle consacrate alla storia di san Francesco e la visione più celebrata del lago. Si chiude con un aperitivo in piazza Motta, a fronte dell’isola di San Giulio.
Non credo di conoscere altri percorsi che abbiano altrettanti motivi d’interesse in così poco spazio e in cotanto paesaggio. Provare per credere…

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