Merende ritrovate. Ritorno all’Aunei e vecchie Pasquette

Galleria fotografica

La gita all’aperto con il pranzo al sacco nel giorno di Pasquetta era una tradizione di famiglia. Fin da quando eravamo bambini. Sarà che nostro padre si chiamava Angelo e, per forza, quel lunedì non poteva che essere speciale. Anche se molte volte la gita non andava oltre all’Aunei, la nostra cascina a dieci minuti da casa. C’è voluto il Covid per farci riprendere l’usanza, non senza emozione.
Quella cucinetta è ancora buia come a quel tempo, un’unica finestra, il tetto a vista ad una sola campata.
Un tavolaccio, una panca ad angolo e un’altra libera da due posti, una credenza aperta nella parete, muri e travi scuri di fumo, un camino senza cappa e canna. Le piastrelle quadrate in cotto si muovono sotto i piedi come allora e anche le ragnatele devono essere le stesse di sessant’anni fa.
Non trovo più, ma non dimentico il sapore di quelle ballotte di polenta messe a scaldare tra la cenere, per fondere la toma all’interno, come il buon gusto - anche quello mai più ritrovato – dei piccoli capunet di magro che mamma Elsa preparava il pomeriggio di Pasqua. Poi li riscaldava un colpo con una bassa pignatta sulla fiamma del camino, quel tanto che bastava per rendere quasi croccante la verza verde scuro che avvolgeva il contenuto. Ti restava tra i denti il filo che legava il tutto e te lo tiravi via con la bocca chiusa per non perdere un grammo.
Questo lunedì dell’Angelo siamo tornati all’Aunei. Non c’è più l’atmosfera degli anni Cinquanta e l’odore del fieno dell’anno prima, ma qualcosa di buono il Covid l’ha portato. I diversi sentieri che passano per l’Aunei sono puliti e battuti “come al tempo della guerra”, mi dice il Carlin. In più, il tempo sospeso e il forzato stop lavorativo hanno permesso a mio fratello e a mio nipote di rimettere in ordine la cascina. L’attrattiva è ora diventata la casa sospesa sul grande faggio e il quaderno che abbiamo messo per le firme si è presto riempito di date, nomi e disegni di bimbi.
E così, la mancanza dell’abituale picnic di Pasquetta in giro per Biellese e dintorni non è pesato più di tanto, anzi. Ma tornato a casa ho voluto togliermi lo sfizio di tornare indietro nel tempo e grazie alle agende e agli album fotografici sono andato a rivedermi le pasquette e altre merende in giro.

Sui laghi
La vicinanza dei laghi prealpini ci aiuta a trovare luoghi perfetti per escursioni giornaliere e credo di conoscere e di aver frequentato i loro angoli più belli e panoramici. Così, ad esempio, vi invito ad andare, appena si potrà, al Belvedere di Egro, sul lago d’Orta. Si cammina per un solo quarto d’ora per arrivare nell’unico punto da dove si può ammirare tutto il lago, da Omegna a Gozzano, con un solo colpo d’occhio. Dove si trova Egro non ve lo dico. Cercatelo, arrivateci in auto, seguite le indicazioni, attenti a non cadere nello strapiombo. Proprio di fronte, sulla sponda occidentale e vicino ad una enorme fionda, c’è un altro bel luogo da picnic. Trovatelo, si trova dalle parti di Pettenasco.
Appena fuori dai confini nazionali vi consiglio una puntata sul Monte Generoso, a picco sul lago di Lugano. Si può salire anche in funicolare, ma vi costa più di un paio di pedule, meglio quindi a piedi in un’ora e mezza da Bellavista sopra Mendrisio. Restando in Svizzera, non posso dimenticare la merenda sul Lago dei Quattro Cantoni, allo spettacolare concerto di campane presso la cappella dedicata a Guglielmo Tell.
Molto romantica è la panchina di Gandria, ancora sul lago di Lugano, in pieno “piccolo mondo antico” di Fogazzaro. L’Ombretta sdegnosa del Missisipì era proprio qui.
Tornando più vicino a casa vi segnalo le belle merende di primavera a Chiaverano, nel giardino dei rosmarini nell’area della chiesa romanica di S. Stefano di Sessano, oppure i nuovi tavoli da picnic alle cave di Quittengo, con uno strepitoso panorama sulla Bürsch. Altrettanto bella è la veduta dallo spettacolare anfiteatro realizzato dall’azienda Pozzo nella collina sopra il lago di Viverone. Peccato che la cattiva educazione di alcuni frequentatori faccia giustamente arrabbiare l’amica Elisa.
Tra i più curiosi luoghi dei miei spuntini vi segnalo la “Vigna della Regina” a Torino, con vista sulla Mole Antonelliana. Il vigneto, unico per storia e posizione, è stato recuperato grazie allo studio e al lavoro degli amici Federico Fontana e Renata Lodari per conto delle Cantine Balbiano, e vi si produce un’ottima Freisa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA