Nel cuore montano dell'Alto Piemonte. In Val Mastallone, dove osano le aquile

Ancor prima di vederne l’ombra, i cervi percepiscono un sibilo e poi il rumore sordo dell’aria spostata dalle grandi ali. L’aquila reale è sopra di loro, a pochi metri, veleggia e quasi va in stallo, prima di appoggiarsi allo sperone roccioso alla destra. Senza chiudere le ali, le sbatte e riparte, forse non ha neanche toccato. E ripassa alta sui palchi delle tre magnifiche bestie, che tornano ad alzare la testa. Sanno di non essere in pericolo, non ci sono nella zona delle prede a misura del rapace.

Precisamente qui…
Quello che ho raccontato è quanto ho visto in un breve filmato, dal quale è stata ricavata la foto in questa pagina. Le immagini sono di Gianluigi Avondo, bravissimo fotografo valsesiano e appassionato naturalista, e il video con l’aquila e i cervi potete vederlo sul suo profilo facebook. Gianluigi, informatico in pensione, da anni mi segue nel mio peregrinare per cammini e un paio di volte all’anno parte da solo per mete devozionali di mezza Europa, regalandoci poi bellissime immagini. Quando invece gira per le sue valli in cerca di prede da fotografare, lo fa in tutta segretezza, per non disturbare i suoi… modelli e anche per non dare riferimenti ai malintenzionati. Quando gli ho chiesto dove aveva visto quell’aquila, sorridendo ha fatto un cerchiolino col dito su una cartina del Piemonte: “precisamente qui”. Come dire un centinaio di chilometri quadrati, giusto l’areale di una coppia d’aquile. Non ho chiesto di più, ma so dove sono queste montagne e da tempo avrei voluto raccontarvi qualcosa. Non è stagione, ma questo inverno avaro di neve anche nelle alte valli mi procura una buona scusa, come quella dei cervi che non scendono sotto i 1500 metri e per questo se la devono vedere con le regine del cielo.

La Posa dei Morti
La catena della Alpi Valsesiane che corre tra il Pizzo Tignaga e la Cima Capezzone separa le alte valli valsesiane Sermenza e Mastallone dall’ossolana valle Anzasca. A levante s’aggiunge anche la Valstrona di Omegna, portando ad una dozzina le valli maggiori e minori che convergono, appoggiandosi alla dorsale principale. E’ un’area montana che non arriva molto più in alto dei 2500 metri, meno frequentata da alpinisti ed escursionisti che preferiscono il vicino Monte Rosa o le più note mete ossolane. Ma non è stato così nei tempi. Una fitta rete di percorsi e di alti ma frequentati valichi hanno permesso per secoli il passaggio di mercanti, soldati, pellegrini e gente comune. E anche di morti. Come alla Bocchetta di Rimella, 1924 m, dove sostavano i defunti portati su da Campello Monti, frazione di Rimella in Valsesia, ma posta sull’altra valle verso Omegna, dove non esisteva il camposanto. Come ricorda la lapide ai piedi della croce sul valico, questa pratica finì nel 1551, quando un vescovo di passaggio a Campello benedisse un fazzoletto di terra per farci il cimitero.

Antichi e nuovi coloni
Era il 30 novembre del 1256. Un gruppo di coloni provenienti dal Canton Vallese si trovarono all’isola di san Giulio di Orta per chiedere ai canonici l’autorizzazione ad impiantare un mulino e una segheria nelle alpi di una valle lontana. Era il segno tangibile della volontà di rendere stabile un insediamento finora solo estivo e nacque in questo modo la comunità walser di Rimella, la prima in Valsesia e rimasta unica nella valle del Mastallone. Su quegli stessi colli che videro passare i primi coloni walser, ora giungono altri viandanti di lingua tedesca che ormai non si stupiscono più di tanto di trovare persone che comprendono la loro lingua. Sono gli escursionisti che percorrono la GTA, Grande Traversata delle Alpi. Arrivano dalla valle Anzasca, risalendo la lunga e solitaria val Segnara, passano il Colle dell’Usciolo, 2037 m, scendono a Campello Monti, risalgono alla Bocchetta e arrivano a Rimella. La GTA continua poi per S. Maria di Fobello, passando per la Res, e da qui sale per il lago di Baranca e l’Alpe Selle, scendendo poi a Carcoforo dopo aver superato il Colle d’Egua, a 2239 m.

Villa Aprilia
Nel passare lungo la valle di Fobello dell’alta val Mastallone, gli escursionisti incontrano un’altra straordinaria storia, espressa questa volta in una serie di grandi ville e di nobili dimore, davvero una cosa inaspettata in questa valle sperduta tra i monti. Un paio di queste ville sono state abitate da Vincenzo Lancia, nato a Fobello nel 1881, pilota automobilistico e fondatore dell’omonima casa automobilistica. Quarto figlio di un produttore di carne in scatola e dadi per brodo, cresce con la passione per i motori e a 18 anni si trova a lavorare nella appena nata Fabbrica Italiana Automobili Torino, ma già nel 1906 è in grado di aprire un’azienda sua, pur continuando a correre con le auto FIAT. L’azienda cresce e produce berline famose, come l’Aprilia, la Fulvia, la Flaminia, ancora oggi usata come vettura di rappresentanza dal Presidente della Repubblica. Lancia muore prematuramente nel 1937 e nel 1969 il marchio entra nell’universo FIAT.
Vincenzo Lancia veniva a passare le vacanze a Fobello, nella magnifica villa di famiglia alla frazione Montà, ancora oggi usata per eventi e manifestazioni. Ma ne comprò anche un’altra in alta montagna, ai 1824 metri del colle Baranca, sull’antica mulattiera da Fobello per la valle Anzasca. La chiamò Villa Aprilia, dal nome di una sua famosa berlina. Purtroppo nel 1944 la villa venne data alle fiamme dai nazifascisti, essendo diventata un rifugio per i partigiani, e in seguito venne abbandonata. Quelle strane rovine, vicine ad un solitario lago alpino, hanno un fascino davvero particolare.

La conca di smeraldo
A Fobello, in una conca che viene chiamata “di vivo smeraldo” per la bellezza naturale della valle, si trovano altre residenze famose come la splendida Villa Musy, in frazione Catognetto, progettata e costruita nel 1901 da Costantino Gilodi, un architetto di Borgosesia che realizzò anche la villa al colle Baranca, poi comprata dai Lancia. La Villa Musy era la residenza estiva di Carlo Musy, gioielliere torinese, e mantiene ancora un bellissimo giardino. Accanto al municipio di Fobello si trova invece la Villa Lanza, appartenuta all’ambasciatore Michele Lanza, esponente della famiglia che fondò nel 1924 la Miralanza, fabbrica di candele, saponi e detersivi. Se invece si alza lo sguardo da Fobello verso ponente, si può vedere la villa-castello di Cervatto, quasi appollaiata sopra un poggio panoramico a guardia del paese, costruita a fine Ottocento dal commendatore Giuseppe Montaldo.

Le foto di questa pagina sono di Gianluigi Avondo.

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