Svizzera, Engadina. Controcorrente, nel cuore delle Alpi

Può l’angolo di una stessa pietra decidere il destino di una goccia d’acqua e mandarla - a suo piacimento - al Mare del Nord, al Mar Nero oppure al Mediterraneo? Certo che può, se questo sasso si trova al Pass Lunghin, il valico alpino dove si toccano i bacini idrografici dei più importanti fiumi d’Europa. Ed è per molti versi significato che questo luogo - unico nel nostro continente - si trovi nella neutrale Svizzera, seppur a meno di 15 chilometri in linea d’aria dai confini italiani.

Al centro dell’Europa
Ci pensavo da anni e finalmente ci sono riuscito. Il 19 settembre scorso, giusto una settimana avanti che su queste montagne calasse la prima neve a rendere difficoltosa la spedizione, ho raggiunto a piedi questo passo situato in Engadina, non lontano da St. Moritz.
Con me c’erano alcuni amici che - partendo da tre versanti e da tre valli diverse – hanno idealmente portato con loro il pensiero di un’unica Europa, un crogiolo di genti e di culture simbolicamente contenuto nelle borracce d’acqua che portavamo su. L’acqua l’abbiamo poi dispersa al passo, immaginando una fusione di identità diverse e una condivisione di ideali. A qualcuno potrà sembrare un’azione di retorica utopia, ma per noi l’escursione ha finito per assumere il valore di un rito e ci ha dato grande contentezza, amplificata dall’ascolto dell’Inno alla Gioia diffuso dal telefonino di Graziella, che aveva trovato il tempo per pensare a questo.

Il racconto dell’escursione
Alle 8 del mattino lasciamo Ezio a Casaccia, 1460 m, in alta Val Bregaglia, a 26 chilometri da Chiavenna ma già in territorio svizzero. Ezio Grosso, presidente della sezione CAI di Mosso, intende organizzare qui una gita sezionale e si prende l’onere di verificare il percorso più difficile, quasi 1200 metri di dislivello per arrivare al Pass Lunghin. Prende l’acqua alla fontana, la stessa acqua che se ne va per il torrente Mera, passa per il lago di Como, poi con l’Adda e il Po raggiunge l’Adriatico.
Con il resto della truppa risaliamo in auto i dodici tornati del Passo Maloia per affacciarsi alla spettacolare piana dell’Engadina, ricca di laghi e di famose stazioni turistiche.
Eugenio Imperatori e Graziella Daino partono a piedi dal parcheggio sulla riva del lago di Sils, 1800 m, per affrontare gli impegnativi 850 metri di dislivello che portano prima al lago Lunghin e poi al passo omonimo. Non senza aver prima riempito le borracce con l’acqua del torrente Inn, lo stesso che scende tutta l’Engadina diventando fiume, entra in Austria per bagnare Innsbruck e affluisce al Danubio a Passau, andando con questo ad oriente fino al Mar Nero.

Bivio, non a caso
Chi vi scrive, insieme alla consorte (suo malgrado modella per gran parte delle mie foto di queste pagine…) continua in auto per 26 chilometri, superando il Passo Julier e arrivando a Bivio, paesino svizzero del Canton Grigioni a 1760 metri. Il nome la dice lunga: da qui si può andare in Engadina e poi in Austria con il passo che ho appena fatto, ma anche verso l’Italia con il Passo di Settimo, che incontrerò sul percorso per il Lunghin e dove arriverà anche mio fratello Ezio, in salita dal versante sud.
Questa particolare posizione crea a Bivio un singolare contesto linguistico: qui si capisce e si parla tedesco e italiano, ma la lingua originale è il romancio, parlata che ha grande affinità con il ladino e il friulano.
Partiamo anche noi per l’escursione, ripetendo il rito dell’acqua, che da qui scende verso il Reno e il Mare del Nord.

Il Passo di Settimo
Il tempo del cammino sulle tre salite mi permette di parlarvi del Passo di Settimo (Septimer Pass, 2310 m), valico fondamentale al tempo dei Romani per passare in un sol colpo dal sud al nord delle Alpi. E’ l’unico passo attivo da duemila anni che non ha oggi una strada carrozzabile, pur essendo di facile accesso, senza gole impervie e versanti pericolosi. Per questo si vedono bene i segni dei percorsi romani, gli antichi basolati e i ponti medievali.
Qui sono passati pellegrini diventati santi, come l’irlandese Colombano, un “santo europeo” come ebbe a definirlo Benedetto XVI, morto a Bobbio (Piacenza) nel 615. Sono passati i walser che molto vicino, nella valle di Avers, hanno il loro insediamento più alto, qui sono passati barbari ed eserciti, condottieri e soldati, pastori e artisti, mercanti e contrabbandieri, migranti e briganti. Ma anche tanta umile gente in cerca di lavoro.

Allo stesso modo…
Con un ottimo sincronismo, e grazie alla nostra via più agevole e corta, alle ore 10,30 ritroviamo Ezio al Septimer Pass. Insieme saliamo il facile sentiero per il Pass Lunghin, 2645 m, ma lui troverà il tempo e la forza di salire anche al sovrastante Piz Lunghin, 2780 m, per godersi un panorama migliore sulle valli svizzere, sui grandi laghi dell’alta Engadina e sul vicino Piz Bernina.
Al passo arrivano, dal versante opposto, anche Eugenio e Graziella e sul tripode in pietra che segna gli spartiacque si compie il gesto di restituire l’acqua e di lasciare al caso il suo scendere a valle, quasi a voler mescolare idiomi e civiltà, anche lontane.
Qui davvero sembra di percepire il senso dell’Europa unita ed è significativo che questo luogo sia in Svizzera, nazione che per scelta di neutralità non ha mai accolto, o mai voluto recepire, questo spirito.
Ma l’acqua nasce uguale, e poi scende e bagna, allo stesso modo, ogni terra.

Anche questa è Europa
Ritornati a valle, tra l’altro incrociando i percorsi per permetterci una conoscenza completa dei luoghi, abbiamo potuto constatare in realtà che questa regione svizzera di confine è più un luogo di cerniera che di barriera. Accoglie frontalieri dall’Italia e stagionali da mezza Europa che trovano facilmente un lavoro ben remunerato nell’ambito del turismo, in estate e in inverno. Ma allo stesso modo ospita turisti da ogni Paese, grazie alla bellezza del suo grandioso paesaggio alpino.
A Maloia ha vissuto e dipinto Giovanni Segantini e l’atmosfera pastorale dei suoi quadri è ben percepibile camminando sui sentieri engadinesi. Le sue spoglie riposano nel piccolo cimitero del villaggio e non è l’unico artista di italica origine ad aver scelto queste terre per l’ultimo viaggio. Le ceneri di Claudio Abbado si trovano nella bianca chiesetta quattrocentesca di Crasta, nella bellissima e tranquilla valle di Fex, raggiungibile in mezz’ora - e solo a piedi - da Sils-Maria.
Ci siamo fermati a rinfrancarci un attimo in questo paese tra di due laghi engadinesi, tra l’altro magnificamente colorati da centinaia di vele al vento degli amanti del windsurf e kitesurf.
Abbiamo visto la casa-museo del Friedrich Nietzsche, filosofo tedesco che passava gli inverni in Italia e qui le estati. Abbiamo ammirato le opere di artisti, bravi e sconosciuti e abbiamo immaginato personaggi noti e celebri vip nascosti dietro le immancabili finestre a bovindo delle linde e fiorite case.
Per me, anche questa è Europa.

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