URBEX - Luoghi da visitare. Ex Filatura Biellese, dall’antico splendore all’abbandono

L’ampio centro industriale a Gaglianico è ormai dismesso da anni. Ospita alcune vecchie statue che riproducono i mufloni

Il fascino dei luoghi abbandonati, intrisi di storia, ha un nuovo luogo che ci viene raccontato da Katiuscia De Pieri: si tratta di una delle ex fabbriche della famiglia di imprenditori tessili Lanzone.

Spiega De Pieri: «Già proprietari di sedi a Strona e a Biella tra il 1910 e il 1912, i fratelli Flaminio e Giovanni Lanzone, con il padre Ferdinando decisero di fondare la società anonima “Filatura Biellese”.

Flaminio fece quindi costruire una nuova fabbrica all’avanguardia, curando l’illuminazione naturale e gli spazi esterni. Il luogo scelto per la nuova sede fu a sud di via Cottolengo, in un’area tra il comune di Biella e quello di Gaglianico.

L’innovazione principale fu quella di introdurre migliorie che riguardavano l’efficienza degli impianti e dei processi produttivi, con il miglioramento delle condizioni di lavoro delle maestranze. L’intuito imprenditoriale di Flaminio Lanzone, unito alla sensibilità per gli aspetti umani, tutt’altro che scontata all’inizio del ’900, portò un notevole incremento della produzione e consentì di raggiungere il massimo risultato possibile nell’ambito del processo lavorativo. Altro merito fu quello di coinvolgere attivamente il personale nella soluzione di problemi tecnici: questo dava loro un riconoscimento della loro importanza, che si trasformava facilmente in entusiasmo lavorativo. Vennero costruite per gli operai e le loro famiglie abitazioni adiacenti alla fabbrica, un campo da calcio e un circolo ricreativo».

Prosegue De Pieri: «Lanzone seppe coniugare magistralmente lo spirito lavorativo con quello della comunità. I profitti lo portarono ad ampliare lo stabilimento e la sua fabbrica fu una delle tante biellesi che, negli anni della Grande guerra, venne dichiarata stabilimento ausiliario del demanio. Molti opifici furono fornitori di tessuti per la realizzazione di capi militari. Nel 1924 Flaminio Lanzone perse gran parte della sua famiglia e, provato dai lutti e da un contenzioso con il fisco sui profitti di guerra, nel 1926 decise di mettere in liquidazione la “Filatura Biellese”.

Qualche anno più tardi venne rilevata da Egidio Lesna Tamellino e l’impianto venne così a fare parte del gruppo “Manifatture di Lesna”. Durante la seconda guerra mondiale una parte dei saloni vennero requisiti per essere utilizzati dalla Piaggio per la produzione militare. Alla fine del conflitto, la filatura tornò in attività e nel 1963 entrò a fare parte della Fintes di Corrado Ferla. Un calendario rimasto appeso all’interno di un ufficio è datato 1989, presumibilmente l’ultimo anno di attività della fabbrica. Nei de- cenni successivi il terreno dismesso della struttura è stato utilizzato per ricoverare le statue che riproducono alcuni mufloni, un tempo presenti nelle rotonde biellesi. Accanto a questi si vedono alcuni carri allegorici di carnevale. Nel 2013 una società ha presentato un progetto per lo sviluppo e la costruzione di un centro oncologico pediatrico, non andato a buon fine e aperto successivamente in un altro capoluogo.

Attualmente l’area esterna, prima infestata dagli arbusti, è stata pulita ma la struttura è pericolante al punto che periodicamente è soggetta a crolli. Ringrazio Stefania Sartori che mi ha aiutata a reperire le informazioni storiche relative a questa esplorazione».

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