Casa Speranza ricorda don Boschetti

Una targa per il fondatore a trentuno anni dalla morte

Ricordi vivi a trentun’anni di distanza dalla morte per il venerabile servo di Dio, don Enzo Boschetti, fondatore della Casa del Giovane di Pavia e di casa Speranza a Biella, dove domenica è stata inaugurata una targa commemorativa, posta ai piedi della statua che lo rappresenta con uno dei tanti ragazzi che lui aveva seguito nella comunità di recupero “Madonna dei Giovani”. Il vescovo Roberto Farinella ha ricordato l’opera del fondatore e presentato la sua biografia spirituale “Le confessioni di don Enzo Boschetti” scritta dal teologo Enrico Impalà e presentata dall’autore stesso, alle suore convenute dell’adiacente monastero “Mater Carmeli”, agli ospiti di Casa Speranza e agli amici che sostengono le due realtà comunitarie interconnesse e che hanno concluso il pomeriggio convivialmente con un rinfresco in cui molti affermavano di aver “riscoperto” la straordinaria spiritualità di don Enzo.

Appena varcato il cancello di Casa Speranza, c’è un’aiuola sulla quale è installata la statua di don Enzo e, domenica pomeriggio sono state inaugurate alla presenza del vescovo e della priora del Mater Carmeli suor Maria Aurora e del responsabile dell’Associazione Casa Speranza padre Enzo Viscardi, due targhe: una che commemora le date di nascita e di morte di don Enzo Boschetti “nato al cielo il 15 febbraio del 1993” e l’altra con le note biografiche di colui che, nel 2019 papa Francesco ha riconosciuto come “venerabile”.

Il vescovo Roberto ha benedetto le targhe e ha ricordato la storia ricca di sfumature del sacerdote, presentata nella prima parte del libro “Le confessioni di don Enzo Boschetti” e il suo stretto legame con la Madonna di Oropa come si dice nella seconda parte del volume di biografia spirituale raccontata in prima persona.

Don Enzo infatti era nato nel 1929 e a soli vent’anni era scappato di casa per entrare nell’ordine carmelitano, poi dopo un periodo inquieto in Kuwait, aveva lasciato l’abito religioso per diventare sacerdote della diocesi a Pavia e poi divenne come è stato definito, anche se in forma riduttiva “prete di strada” così attento ai giovani già dal 1968, per creare nel 1971 la “Casa del giovane” dove accoglieva persone con varie forme di disagio, tossicodipendenza, problemi familiari, donne in difficoltà, senzatetto, ecc. Seguirono le aperture di varie case in Lombardia e in varie realtà tra cui appunto, grazie alla donazione di Giaele Rosa in memoria di Giuseppe, la sede di Chiavazza in via del Bottegone dove era fiorita la comunità di recupero “Madonna dei giovani/Casa Speranza”. Dal 2005 tra le mura antiche c’è il monastero di “Mater Carmeli” mentre Casa Speranza è diventata comunità di vita, centro di accoglienza, accompagnamento e formazione per sacerdoti e religiosi.

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