Una Santità ospitale

Ieri in Seminario la festa di San Francesco di Sales

Ieri, il Seminario diocesano ha vissuto una pagina annuale della sua lunga storia di formazione e preparazione dei presbiteri e in genere dei ministri ordinati. Per la solennità di san Francesco di Sales, il vescovo della Controriforma morto nel 1622 e venerato Patrono del nostro Seminario biellese.

Si è tenuto un interessante incontro con i preti formatori del seminario di Biella e di Novara: da qualche anno infatti, i nostri seminaristi frequentano la facoltà teologica di Novara e la vita comunitaria prima a Novara ed attualmente a Gozzano. La storica e bella Cappella Maggiore, parata a festa come nelle grandi ricorrenze liturgiche, ospita un buon numero di sacerdoti e diaconi per la S. Messa solenne presieduta dal biellese Alceste Catella, vescovo emerito di Casale Monferrato: uno “di famiglia” che conosce bene parrocchie, preti, tradizioni, come presbitero diocesano, Rettore di Oropa e già Vicario generale della nostra Chiesa particolare.

Presente il sempre ricordato, e anch’egli biellese, vescovo Francesco Ravinale, emerito di Asti. Il vescovo di Biella mons. Roberto, in questi giorni vive a Roma la quinquennale visita “Ad Limina Apostolorum”.

Come sempre profonda, brillante, sentita l’omelia che pronuncia mons. Alceste, ancorata ai testi biblici. «Nella sequela di Gesù di Nazareth il cristiano propone una maniera specifica di abitare il mondo, uno stile. Lo stile di Gesù è consistito in una santità ospitale, perché non a parole ma con i fatti, ha vissuto fino in fondo una capacità di mettersi nei panni dell’altro con compassione e simpatia. Anche le parole di san Paolo appena ascoltate, propongono uno stile di vita di una santità accogliente e di una spiritualità che si fa carne, accogliendo la carne dell’altro».

L’assemblea, composta massimamente da ministri ordinati, vede in particolare preti e diaconi che ricordano, con gratitudine al Signore, un anniversario particolare di Ordinazione e di ministero pastorale, lustri e decenni (anche 70, 60, 50) di esercizio del proprio grado di Ordine sacro a servizio della Chiesa diocesana, della parrocchia, dei gruppi ecclesiali, degli Uffici pastorali o di Curia.

Il vescovo Alceste, commentando il Vangelo di Giovanni, attesta: «La vita di Cristo è stata convivialità, per il cristiano e per il presbitero la spiritualità è comunionale ed ecclesiale. Una spiritualità che muove dall’esperienza di fede e si qualifica secondo una specifica vocazione. L’incontro con il Signore è personale, ma si compie in un orizzonte ecclesiale. Non si crede mai da soli anche se si crede sempre e solo in prima persona. Senza la solidarietà creaturale e di grazia divina, il ministero ordinato inaridisce in un professionismo impersonale. Veniamo da una comunione ed andiamo verso la comunione definitiva».

Con la sua bella voce, il can. Carlo Dezzuto anima il canto liturgico di questo “popolo di ministri ordinati” che riempie la Cappella del Seminario che rievoca in tutti, tanti e significativi ricordi degli anni di formazione in quel “cuore della Diocesi”. I nostri quattro amati seminaristi (Alessio Passiatore e Marco Rosazza al quarto anno, Leonardo Ramella Pralungo e Andrea Piolotto al primo) curano adeguatamente i riti liturgici. Ancora il vescovo che presiede comunica: «La spiritualità presbiterale è ad immagine di Cristo pastore del suo popolo e dei suoi fedeli, è prendersi cura, con amore del padre, del fratello maggiore, della guida, del responsabile. E la carità pastorale non è solo il programma del presbitero, ma il senso della sua vita e del servizio. La sua vita secondo lo Spirito è dedizione assidua alla fede, alla speranza e alla carità dei fratelli, con tutta la persona, le energie, l’intelligenza e la passione del cuore. Il servizio pastorale è autentico se alimenta la relazione personale e non si chiude a nessuno».

Terminata la celebrazione liturgica l’immancabile foto di rito, per gli annali della diocesi, per la biografia personale di ogni ministro ordinato, per stimolare quella comunione personale ed ecclesiale che va ben oltre il ricordo e la commemorazione, ma è vita ed impegno di ogni giorno. Stupenda e programmatica una citazione fatta nell’omelia, contenuta in una lettera di san Francesco di Sales ad un presbitero del suo tempo: “La nostra regina, è la carità, fa tutto per i suoi figli”. Vien voglia di rispondere: e cosi sia!.

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