Caso nomine Cordar: con la legge Severino Corradino rischia la sospensione

Il 22 giugno è atteso il verdetto del Gup. La Procura ha chiesto 8 mesi di reclusione. Se arriva la condanna non c’è discrezionalità e il sindaco dovrà dire arrivederci a Palazzo Oropa

Adesso il rischio di dover dire addio alla poltrona di sindaco della città di Biella per Claudio Corradino si fa concreto. Mercoledì mattina si è discusso davanti al Giudice per l’udienza preliminare il caso della nomina di Laura Leoncini come consigliere della partecipata Cordar. La Procura - in aula era presente non il procuratore Teresa Angela Camelio, titolare del fascicolo, ma la sostituto Sarah Cacciaguerra - ha chiesto una condanna a 8 mesi di reclusione (richiesta già scontata di un terzo per la scelta del rito abbreviato). Il reato contestato è quello di abuso d’ufficio. La sentenza è prevista per il 22 giugno. La difesa con l’avvocato Maria Chiara Zanconi esprime fiducia e crede in un’assoluzione perché il reato non sussiste. Ma si sa, una sentenza non si può mai dare per scontata. Se il giudice si convincesse della reità di Corradino e lo condannasse, anche a una pena inferiore a quella richiesta dalla Procura, non ci sarebbero scappatoie. Non c’è discrezionalità nel caso di reati contro la pubblica amministrazione,  come è l’abuso d’ufficio. La sospensione è di 18 mesi e ciò significherebbe arrivare quasi alla conclusione naturale della legislatura. Certo la sospensione verrebbe meno se nel frattempo intervenisse un giudizio d’appello a ribaltare la sentenza. Un giudizio che potrebbe essere accelerato, vero, ma i tempi della giustizia si sa, non sono mai brevissimi. E se nel frattempo venisse abrogata la legge Severino? Di mezzo, tra qui e il 22 giugno ci sono i referendum sulla giustizia. Si vota il 12 giugno. La quinta domanda referendaria riguarda proprio il caso della Severino che fin dalla sua introduzione ha destato parecchie perplessità perché esporrebbe, in particolare nella fattispecie che prevede la sospensione dell’imputato, dopo una sentenza di primo grado, che quindi può essere riformata, dai pubblici incarichi. Un dettato normativo il cui rischio è quello di esporre la politica - non è certo il caso di Biella dove la Procura ha sempre di- mostrato un grande equilibrio ma che non per questo non può retrocedere rispetto all’obbligatorietà dell’azione penale di fronte a una notizia di reato - a una certa ricattabilità andando a sovvertire l’equilibrio dei poteri pre- visto dalla Costituzione.
È però molto difficile, ad oggi, ipotizzare che il 12 giugno possa essere superato il quorum necessario affinché il voto referendario abbia effetto. E quindi in caso di condanna la città si troverebbe con il vicesindaco Giacomo Moscarola sulla tolda di comando. Una sentenza di assoluzione farebbe invece respirare Corradino. Ma i suoi sonni resterebbero comunque agitati perché nel frattempo va avanti il procedimento davanti col rito ordinario in cui gli viene conte- stato il reato di peculato per aver utilizzato più volte, sia da sindaco di Cossato e poi di Biella, l’auto di servizio nonché per l’utilizzo del fuoristrada della Protezione Civile di Biella. Sono già stati ascoltati tutti i testi dell’accusa e ora, nella prossima udienza, si inizierà ad ascoltare quelli della difesa. E anche qui la sentenza potrebbe arrivare prima della sospensione dell’attività giudiziaria di agosto. Ma in agguato ci sono poi altri guai giudiziari, come quello, sempre legato alle auto “pubbliche”, dell’utilizzo di un mezzo acquistato dal Comune di Cossato quando era sindaco lì, destinato al gruppo di Protezione Civile, ma che invece sarebbe stato usato per spostamenti privati.

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