Il Biellese capitale dei tessuti, ma i maestri dell’ago e filo sono ormai pochi

Biella, capitale dei tessuti di alta qualità, si prepara ad accogliere il gotha mondiale dei maestri della sartoria. Nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, a Roma, pochi giorni fa è stato presentato il 39° Congresso della “World Federation of Master Tailors” (https://www.ilbiellese.it/attualita/a-biella-dal-31-luglio-al-5-agosto-i-migliori-sarti-al-mondo/), la più importante associazione che riunisce le migliori sartorie del mondo. L'appuntamento sarà dal 31 luglio al 5 agosto. In vista del congresso raccontiamo qualche storia del nostro territorio.

Ago e filo, spilli e forbici e poi tessuti; e ferro da stiro; e macchine da cucire. Così si dipinge il quadro che racconta la sartoria. Ma a Biella questo quadro è diventato un’opera rara. L’arte dell’abito su misura dagli Anni ‘70 in poi, è andata lentamente sfumando proprio nel distretto della lana, conosciuto in tutto il mondo per le sue inimitabili stoffe.
Giovanni Barberis Organista, 92 anni e una vita intera spesa in atelier, mentre va indietro nel tempo, non nasconde una nota dolente. «Quando ero in attività ho partecipato a diversi congressi mondiali da Roma, a Singapore e anch’io facevo parte dell’Accademia. Il Biellese si è lasciato scappare un’occasione. Prima degli Anni 80 si contavano almeno 20 e più sartorie in provincia. Ricordo il laboratorio di Fornaro in via Italia, aveva almeno 20 dipendenti. Io ormai non lavoro più, sono andato in pensione con i miei ultimi due dipendenti una decina di anni fa ma quando i miei vecchi clienti mi chiedono dove poter comperare un bel taglio di stoffa a Biella mi imbarazzo a rispondere. Oggi in città non c’è un negozio che venda i nostri tessuti. Ho una collega che ancora lavora, fa pantaloni, ma ha anche lei più di 80 anni. Se vogliono un abito? Li indirizzo a Milano, a Torino, a o a Casale. Qui non c’è quasi più nessuno che ha la pazienza di attaccare un bottone eppure di persone disposte a pagare il giusto per un vestito su misura ce ne sarebbero tante ma la giacca è cosa per chi conosce bene il mestiere».
Gli fa eco Angela Maltese. Dal 2008 si è messa in proprio a Pray malgrado avesse contro tutta la famiglia: «Lavori molto e guadagni poco mi dicevano, ma io avevo la passione dalla mia e oggi sono contenta di aver scelto questo mestiere. Taglio, cucio e insegno a giovani, adulti e perfino ai bambini come si cuce».
Maltese ha iniziato da giovanissima a lavorare in bottega: «Era una sartoria da uomo ed è stato un apprendistato importante perché in questo mestiere non ci si inventa. Ci sono regole precise, ci vuole impegno e non si deve avere fretta. Vivo da sempre in Valdilana dove le aziende tessili ci “circondano”. Cinquant’anni fa facevano anche confezione poi hanno deciso di puntare solo sul tessuto e così, piano piano, sono sparite anche le sartorie. Un peccato davvero. Spero che il Congresso possa risvegliare gli animi, soprattutto nelle nuove generazioni perché il cuore del tessile batte qui. Eppure quando nel 2017 venne nel Biellese una delegazione di cinesi alla scoperta di aziende di confezione artigiane e non trovò un gran che, tutti rimasero sorpresi. Io stessa sono poi andata in Cina dove un’università mi propose di tenere delle lezioni di sartoria: erano disposti a pagarmi mille euro al giorno. Non ci credevo ma era proprio così. Qualche ragazzo appassionato oggi c’è ancora, io collaboro con l’Its Tam e gli studenti vengono da me in stage. Quelli che capiscono che in questo mestiere ci vogliono cuore e mani e che bisogna essere preparati mi danno speranza. Nessuno diventa stilista senza conoscere a fondo il mestiere e i tessuti . E dove questo può avvenire se non nel Biellese?».

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