Il sentiero del tram a rischio crolli. Il Comune promette «interverremo», ma servono investimenti

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Il sentiero del Tramvai, il numero D6 sulle carte escursionistiche, quello che ripercorre fedelmente il percorso del tram in servizio da Biella a Oropa dal 1911 al 1958, è a rischio. La manutenzione da quando vennero rimosse la traversine ed i pali dell’elettrificazione non è infatti stata più fatta. La vegetazione, anno dopo anno, si è ripresa i suoi spazi. Tra le pietre dei muretti di contenimento sono nate nuove piante - le celebri viste sulla pianura da cui si poteva ammirare anche il Monviso sono impedite dalle loro fronde -  e le radici ne hanno smosso la stabilità.Sopralluogo Recentemente  Il Biellese ha fatto un sopralluogo del sentiero in compagnia di un lettore e appassionato escursionista Renzo Renzi (nella foto sotto) e di un esperto di storia della tramvia Luca Bertoldi. Il percorso pedonale inizia dalle cave del Favaro e in circa 6 chilometri, con pendenze moderate, porta al santuario. «Adesso il tracciato è abbastanza agevole perché siamo in inverno ma in estate la vegetazione lo invade quasi per intero» spiega Renzi. Subito dopo aver superato il primo curvone elicoidale, quello del Piano degli Uccelli, si notano già crolli dei muraglioni di contenimento. «La situazione rispetto a qualche settimana fa è ancora peggiorata. Dove non sono franati, i muri fanno  “pancia” e questo non promette nulla di buono».la valle dei primati Salendo si arriva alla galleria del girone. «All’epoca della costruzione, nel 1910, questa fu la prima galleria elicoidale in Italia. Un primato come tanti altri di questa valle» afferma non senza un pizzico di orgoglio Luca Bertoldi. Gli altri primati furono: lo stabilimento idroterapico (anche questo primo in Italia) e la funivia con stazione d’arrivo più alta in assoluto nel 1926. La galleria permetteva al tram di superare il dislivello  senza la cremagliera. Le pietre delle cunette di scolo negli anni sono state depredate.  Commuove scoprire i graffiti degli operai impegnati nella costruzione. La giornata non particolarmente favorevole  fa accelerare il passo e si arriva in pochi minuti sul viadotto del “Tre archi”. Salendo ad Oropa in auto non passa inosservato. E’ diventato un angolo iconico. Anche questo manufatto porta i segni del tempo. Un’ampia fessura si nota all’inizio del ponte.Il ponte dello Stabilimento Ma a preoccupare maggiormente è la staticità del ponte  “dello stabilimento” in prossimità di “Oropa Bagni”. In un tratto la volta ha ceduto e si è aperta una voragine. Questa è stata provvisoriamente ricoperta di fascine segnalate con un colore fluorescente (foto centrale).sensibilizzare l’Opinione pubblica Per Renzi e Bertoldi il problema non è quello di sensibilizzare i biellesi. «Sono in tantissimi a passare di qui, sia a piedi che in mountain bike. Certo potrebbero essere di più e potrebbe anche esserci una valorizzazione turistica. Se si facesse appello a pulire il tragitto dalle piante infestanti o a segnare il sentiero non ci sarebbero problemi a trovare volontari». Quello che serve è invece una manutenzione straordinaria. «Immagino la programmazione per il 2020 quando si incoronerà la Madonna d’Oropa e ci sarà un grande afflusso sia di turisti che di pellegrini. Lasciarsi  sfuggire quell’occasione sarebbe davvero un peccato».Parla il comune «Siamo a conoscenza dello stato in cui si trova il sentiero. Il suo restauro è nel programma» dice Riccardo Bresciani consigliere comunale e delegato del sindaco “alla montagna”. «Nella scorsa primavera ci siamo confrontati con i residenti del Favaro. Valorizzare il percorso creando una pista pedo ciclabile con un intervento importante alle Cave dove far trovare posto a servizi di bike-sharing  è fondamentale per la rivitalizzazione dell’economia della valle. Contiamo di ottenere le risorse dai fondi europei e regionali». Per intanto già nell’anno in corso il Comune ha indicato come priorità l’intervento degli operai regionali della forestazione per la pulitura del tracciato e dove possibile il ripristino dei muretti a secco.proprietà privata Lo scoglio per poter pianificare un intervento più strutturato è quello relativo alla proprietà della sede tramviaria tornata, dismessa la linea, ai vecchi proprietari. «In parte è del Santuario, e poi ci sono numerosi privati. Li stiamo contattando e a loro facciamo un appello a collaborare». Per poter fare un qualsiasi investimento il Comune deve avere il sentiero nella sua disponibilità. Sta alla valutazione dell’amministrazione e dei tecnici capire quale strada sia più facilmente percorribile per arrivare al fine.

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