Il tavolo migranti: «Siamo con chi dice no»

Si è sollevata in questi giorni la protesta di alcuni sindaci che rifiutano di applicare il decreto Sicurezza, con particolare riferimento alle norme che impediscono l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo che, pur soggiornando regolarmente sul territorio italiano in quanto titolari di permesso di soggiorno, vengono ostacolati nell'accesso ai servizi essenziali e di conseguenza discriminati.

Capofila della rivolta è il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che definisce «criminogeno e disumano» il decreto e motiva la decisione di sospenderne le procedure come un’applicazione dei diritti civili previsti dalla Costituzione e non come una forma di disobbedienza civile al governo. A lui si sono aggregati i sindaci di importanti città come Napoli, Firenze, Reggio Calabria e Parma.

Non solo, accanto ai sindaci si sono schierate alcune Regioni (Piemonte, Toscana, Calabria) pronte a farsi carico del ricorso alla Corte Costituzionale su una norma ritenuta disumana e in contrasto con la Carta fondamentale. La risposta del ministro Salvini non si è fatta attendere, criticando l’operato di Orlando a Palermo e vantandosi di aver restituito al capoluogo siciliano una villa “con vista mare” confiscata ai mafiosi. Due le considerazioni al riguardo: in primo luogo, come Orlando ha ribattuto a Salvini, riteniamo che l’antimafia di facciata purtroppo non solo sia diventata una moda, ma stia corrodendo l’antimafia stessa al suo interno. La mafia non si combatte certo a colpi di ruspa o facendosi le vasche nelle piscine dei mafiosi; ma soprattutto desta preoccupazione l’incentivo previsto dal decreto Sicurezza per la vendita all’asta dei beni confiscati alla criminalità organizzata, a discapito della loro valorizzazione pubblica e sociale.

IL TAVOLO MIGRANTI

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Il comunicato completo è su Il Biellese dell’11 gennaio.

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