In vetta con la “Unesco”: sintesi di creatività e tecnica

Due passaggi dell'arrampicata.

[caption id="attachment_30297" align="alignnone" width="696"] A destra la linea della salita Unesco e, più a sinistra, quella aperta sempre da Stefano Perrone e chiamata Spindrift.[/caption]APERTA UNA NUOVA "VIA" AL MUCRONELa nuova linea è di Perrone e Zanotti. Hanno voluto dedicarla all’organizzazione internazionale che ha riconosciuto patrimonio mondiale Biella e l’alpinismo[caption id="attachment_30298" align="alignnone" width="696"] Stefano Perrone (a sinistra) e Michele Zanotti.[/caption]«L’alpinismo è una forma d’arte. Un po’ come la scultura: si legge la pietra, la parete, e si prova a seguire le linee dettate dalla natura. Il ghiaccio poi regala la bellezza dell’effimero»Da pochi giorni, sulla parete Est del Mucrone, a sinistra della parete Piacenza, c’è una nuova via per la vetta della montagna simbolo di Biella. Ad aprirla sono stati due alpinisti di casa, la guida alpina Stefano Perrone e l’amico Michele Zanotti. A novembre Biella è stata insignita del titolo di Città Creativa Unesco. Poche settimane dopo la stessa Organizzazione internazionale che si occupa di Educazione, Scienza e Cultura ha riconosciuto l’alpinismo come patrimonio immateriale dell’umanità. Sintesi perfetta, in un territorio come quello biellese che, si può dire, con Quintino Sella, ha battezzato in Italia questa disciplina, è la nuova via di ascensione che la coppia di alpinisti ha proprio voluto chiamare come l’organizzazione delle Nazioni unite. Quindi al Mucrone ora si può salire per la via Unesco. Una via, certo, non per tutti. Il grado di difficoltà è piuttosto alto: ED IV WI4+ M7 (vedi box a fianco per la relazione tecnica).Condizioni particolari e le Alpi biellesi assomigliano al BiancoLe condizioni climatiche di questo scorcio d’inverno sono ideali per un’attività alpinistica di un certo livello e di un certo impegno. La neve, infatti, è caduta abbondante in autunno. Poi c’è stata un’altalena termica dove freddo e caldo, gelo e disgelo, si sono alternati lavorando con il vento lo strato nevoso creando una insidiosa quanto stimolante stratificazione di ghiaccio sulle pareti di roccia. Il fenomeno può essere sintetizzato con il termine tecnico, mutuato dal francese, verglas. La conseguenza è quella che le Alpi biellesi, siamo sui 2000 metri, hanno assunto caratteristiche che solitamente si riscontrano solo in alta montagna e quindi possono offrire un ideale terreno di avventura per chi ha esperienza, tecnica ed intuito. A Stefano Perrone queste doti non mancano. Già nel 2011 aveva aperto, sulla stessa parete, un’altra via, la Spindrift, che ha caratteristiche simili. Un peccato dunque non cimentarsi a trovare una nuova linea su quella parete dove più generazioni di biellesi, da quando sul finire dell’800 è nato l’alpinismo, a partire dal pioniere Mario Piacenza, hanno sfidato la verticalità di quelle rocce, rocce metamorfiche tanto uniche da richiamare geologi da tutto il mondo e da regalare il nome, mucronite, appunto, ai classificatori. Ed ecco che in una splendida giornata di sole, lo scorso mercoledì, è arrivata l’intuizione giusta. La nuova via segue una linea che i due hanno intravisto non molto distante da quella che aveva regalato l’idea giusta per la Spindrift. Anche quella una splendida via di misto roccia e ghiaccio ripetuta per la prima volta da due giovani alpinisti, non casualmente, in queste settimane. Non si erano infatti più ripetute le condizioni per poterla replicare.L’alpinismo come la scultura: una forma d’arte«Arrivati in vetta al Mucrone, dopo aver superato la parete, resa più difficile da incredibili bave di ghiaccio vivo, abbiamo realizzato di come, nel nostro gesto alpinistico, una componente importante sia proprio la creatività. Una caratteristica che è riscontrabile un po’ in tutti gli alpinisti» dice Stefano che poi aggiunge «la visione di chi intravede un nuovo itinerario, ecco, è lì che sta la creatività dell’alpinismo. Si sublima e diventa arte poi nell’attesa, perché una via come la nostra esiste solo a determinate condizioni. Il ghiaccio è effimero. Ora, chissà, l’attesa per ritrovarla potrà durare forse 10 ma anche 20 anni. Tutto questo lo definirei magia». L’alpinista poi spiega: «Ci è sembrato che il nome Unesco fosse una sintesi perfetta per questa via: perché lì c’è l’essenza di Biella e dell’alpinismo».L’etica dell’alpinismo: una montagna non a tutti i costi e non per tuttiStefano, torna poi a parlare di attesa e magia. «Saper aspettare il momento giusto, non voler salire per forza. Sì, questa è la componente magica di questa disciplina chiamata alpinismo che è la mia passione. È la passione che è alla base dell’etica dell’andare in montagna. Se si pratica l’alpinismo senza di essa emerge il rischio di voler piegare l’ambiente alle nostre esigenze. Unesco, come Spindfrit, sono state aperte con un’etica ben precisa». L’alpinista biellese, che ora insegna il mestiere di guida alle nuove leve, crede che il ruolo di guida alpina sia anche quello di essere custode della montagna. Per Spindrift volutamente non ha utilizzato spit ma solo friend e nuts, che sono protezioni tradizionali il cui impatto sulla parete è minimo. «Avere degli itinerari così belli, a portato di mano, che solo sul Bianco li puoi trovare, è un privilegio e vanno lasciati integri per le generazioni a venire. Il bello di questo tipo di vie è che oltre alle condizioni ambientali uno deve fare i conti con le proprie condizioni fisiche ma sopratutto mentali».Il livello di difficoltà UNA VIA DI DRYTOOLING FINO AL GRADO M7La nuova via che Stefano Perrone e Michele Zanotti hanno aperto sulla parete Piacenza del Mucrone si classifica come ED IV WI4+ M7. Tradotto per i “non addetti al lavoro”: si tratta di una via estremamente difficile su roccia e ghiaccio con pareti di ghiaccio fino a 90°, arrampicata di grado 6b-6c-7a. La linea si sviluppa su un percorso di 250 m. più 250 m. di canale nevoso fino a 60 gradi per la vetta del Mucrone. Il grado M7 equivale al 6 C su roccia. Per quota ed esposizione la salita è sicura.Il personaggio STEFANO PERRONE, PROFESSIONE GUIDA ALPINAChi è Stefano Perrone? Guida alpina biellese lavora su diversi scenari, dalle alpi di casa fino in Patagonia da dove è rientrato da poche settimane. Il patentino di guida ce l’ha dal 2003 e dal 2010 è istruttore delle guide per la formazione delle nuove leve. A Biella gestisce una palestra di arrampicata e la montagna è sempre nel suo orizzonte. Ora ha dei progetti nuovi che per il momento preferisce non svelare. Quando gli chiediamo di raccontarci di lui ci dice: «Quando ti fermi e ripensi a tutte le grandi montagne dove sei stato, ma sopratutto dove hai accompagnato, così tante da aver perso il conto... Beh, preferisco visualizzarmele davanti agli occhi: Pilone centrale del Frêney, Diretta Americana ai Drus, Integrale di Peuterey, Eiger Via Le chant du cygne pilastro Nord Ovest, Eiger via Mitellegi, Eiger parete sud panorama Route, Parete Nord della Aiguille Blanche de Peuterey più cresta di Peuterey, Parete Nord delle Droites via Jackson in invernale, Parete Nord Grandes Jorasses via Colton Macintyre, Parete sud Marmolada via Attraverso il pesce, Marmolada Donquixote, Cima Grande di Lavaredo via Hasse-Brandler e Comici, Cima Ovest di Lavaredo via Cassin, Tofana di Rozes via Costantini Apollonio, Mont Blanc du Tacul Super Couloir, Mont Blanc du Tacul via Gervasutti, via Cassin al Badile e spigolo Nord più volte, e tante altre parti, Monte Rosa, Cervino, Nord, creste su tutte le Alpi e oltre». Ha viaggiato in lungo e in largo: Yosemite, Patagonia, Norvegia, Islanda, Marocco, Grecia, Spagna, Polonia. Nel 2015 è stato al Fitz Roy e Cerro Torre. Ha partecipato a Linea bianca e a programmi di Radio24. Ha inoltre lavorato con il fotografo Mattias Klum di National geographic.

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