La denuncia di Nursing Up: «Al Pronto Soccorso un infermiere ogni 15 posti letto». L'Asl: «Attacco arbitrario. Il turn over è coperto»

Un po’ il Covid. Un po’ le ondate di calore che ha generato un aumento di accessi in Pronto Soccorso. Un po’ una crisi strutturale che va avanti da anni con i tagli alla sanità pubblica e le difficoltà ad assumere nuovi medici e infermieri. Gli ospedali fanno fatica ed è una situazione che si manifesta ovunque in Italia. Il Piemonte non fa eccezione. Ieri pomeriggio è arrivato un duro comunicato del Nursing Up regionale, il sindacato degli infermieri, che avrebbe evidenziato una carenza di personale che riguarda le aziende sanitarie piemontesi e in particolare, secondo loro, quella di Biella.

LA POSIZIONE DEL NURSING UP
Si legge nel comunicato: «La carenza si rispecchia all’atto pratico nella sempre maggiore difficoltà a coprire i turni, a erogare i servizi e, di conseguenza, anche nelle difficoltà a smaltire il sovraffollamento di alcuni reparti. Tra quelli in cui si verificano le maggiori criticità vi sono i Dea e gli OBI (Osservazione Breve Intensiva) in cui i pazienti possono essere ricoverati fino a un massimo di 36 ore, che hanno visto esponenzialmente aumentare i posti letto, anche per le emergenze affrontate in questi anni, senza che a questi aumenti siano corrisposti aumenti di personale. Si è arrivati così ad avere reparti in cui vengono più che ampiamente, e in modo gravissimo, ignorate le linee guida nazionali per la gestione del sovraffollamento dei pronto soccorso, che prevedono un minimo inderogabile di un infermiere ogni due letti».
Prosegue il comunicato: «Oggi in Piemonte in quasi tutte le aziende sanitarie, negli Obi, abbiamo un infermiere ogni 8/10 letti, con il carico impossibile di lavoro da sopportare che si può immaginare. Esempio negativo è l’ospedale di Biella dove la carenza di personale ha portato il rapporto infermieri/letti all’OBI ad avere un solo infermiere dedicato per 15 letti a disposizione». E questo secondo il Nursing Up è una situazione delicata perché «tra stanchezza e burn out si espone il professionista a un aumento enorme della possibilità di compiere errori». Da qui la richiesta dell’associazione sindacale di un incontro con la Regione in modo da creare, si legge sempre nel comunicato «un tavolo di lavoro programmatico e inclusivo per rivalutare o definire le modalità e criteri del Piano di Gestione del Sovraffollamento».
Il segretario regionale Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri, e il dirigente territoriale Nursing Up Piemonte, Marco Attivissimo, hanno aggiunto: «Ci rendiamo conto che la necessità di personale è un fatto concreto, perché la scarsità di infermieri e professionisti della sanità nelle aziende sanitarie piemontesi ha un impatto diretto e negativo sulle prestazioni erogate? Il caso dell’ospedale di Biella è emblematico. Come si può pensare sia sufficiente un solo infermiere per 15 postazioni letto? C’è il rischio che il professionista possa compiere errori per la scarsa lucidità conseguente alla stanchezza. E c’è il rischio che il paziente ottenga prestazioni al di sotto delle reali possibilità di eccellenza della nostra sanità. La Regione deve dare un segnale forte per mettere fine a questa situazione, partendo da un concreto e realizzabile piano assunzioni. Bisogna quindi ripensare la strategia di gestione del sovraffollamento in tutte le aziende sanitarie del Piemonte, instaurando con i rappresentanti dei lavoratori un tavolo programmatico che possa ridefinire le modalità di gestione di queste situazioni con soluzioni concrete e realizzabili».

LA RISPOSTA DELL’ASL BIELLA
Non si è fatta attendere la replica dell’Asl di Biella. «Prendiamo atto» si legge «delle affermazioni riportate nel comunicato stampa di Nursing Up, che si rivela purtroppo essere un attacco strumentale e privo di elementi costruttivi di realtà. Il comunicato si basa su presupposti errati, a danno innanzitutto della fiducia dei cittadini biellesi e della qualità professionale espressa dagli operatori del Pronto Soccorso di Biella ed è conseguentemente lesivo della reputazione dell’Asl, che la stessa si riserva di tutelare. Iniziando da un punto di partenza non corretto, anche le conclusioni di conseguenza diventano fuorvianti e non veritiere. In primo luogo in riferimento al personale sanitario: quanto ad assunzione di infermieri, l’azienda sanitaria biellese è emersa con il dato migliore in termini proprio di numero di assunzioni. Si premette che il confronto con i sindacati è oggi per l’Asl di Biella più che mai valore importante e imprescindibile, soprattutto in un momento storico come questo post pandemia, non semplice e soggetto a continui cambiamenti per tutte le aziende sanitarie in Piemonte e in Italia. Nessuno oggi potrebbe negare le difficoltà in cui a livello nazionale si trova la sanità e in particolare alcune aree come quelle dell’Emergenza, ma proprio per questo motivo è fondamentale un atteggia- mento responsabile e aperto a un confronto costruttivo».
L’Asl parla quindi dei dati: «Il rapporto, citato nel comunicato di Nursing Up, che vede un infermiere ogni due letti è un dato che non trova riscontro in nessun Pronto Soccorso italiano per- ché semmai si riferisce alle Rianimazioni e Terapie Intensive. Il Pronto Soccorso di Biella ha 9 posti dedicati a OBI (Osservazione Breve Intensiva) e non 15, in quanto il numero è fissato a livello regionale in base alla popolazione resi- dente. L’OBI ospita pazienti che hanno ancora in corso accertamenti diagnostici o non sono an- cora stabilizzati. Altri 5 posti sono da sempre dedicati alla Bassa Intensità e accolgono in genere pazienti in attesa di ricovero. In questa sala erano collocate barelle che sono state sostituite circa due anni fa con l’avvento del Covid con letti, per offrire un maggior comfort ai pazienti, in un’ottica di umanizzazione del servizio e ac- coglienza. Dopo l’avvento della pandemia, qual- siasi Pronto Soccorso italiano oggi si poggia su un assetto organizzativo flessibile e modulare per consentire di gestire percorsi separati e picchi di utenza in ingresso. Il Pronto Soccorso non è una struttura rigida, ma è capace di riorganizzarsi a seconda della situazione da affrontare. L’assi- stenza al paziente è modulata sulla base dei bi- sogni e  della complessità assistenziale di cia- scuno. In Pronto Soccorso a Biella risultano attualmente in servizio sulle 24 ore 36 operatori sanitari del comparto, di cui 19 infermieri, 9 operatori socio-sanitari (negli ultimi due anni l’organico degli oss è stato incrementato di 2 unità), 6 tecnici di radiologia e dal lunedì al venerdì il coordinatore infermieristico e un infermiere dedicato alla gestione delle dimissioni complesse. Undici sono i medici in turno sempre sulle 24 ore, a cui si aggiungono gli specialisti in consulenza. L’ospedale di Biella  è dotato inoltre di un servizio esternalizzato dei trasporti dei pazienti, per la movimentazione all’interno del Pronto Soccorso e verso le altre strutture del presidio».
Conclude l’Asl: «Questioni organizzative non possono essere discusse e gestite tramite il botta e risposta di comunicati stampa e pertanto si conferma la piena disponibilità da parte dell’Asl di Biella a un ulteriore occasione di dialogo e approfondimento sia con Nursing Up che con le altre organizzazioni sindacali, nel pieno interesse della salute dei cittadini e della professionalità degli operatori».

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