La plastica “sporca” costa cara. Il 20 per cento del materiale secondo Corepla non è idoneo: persi 90 mila euro

Assemblea corsa ieri, giovedì a Città Studi. Tra i temi affrontati  una variazione di bi lancio dovuta a minori introiti di Cosrab negli ultimi mesi dell’anno. All’attenzione dei sindaci è stata posta una questione che ha suscitato un’accesa discussione: il consorzio Corepla, a cui Cosrab vende la plastica oggetto di raccolta differenziata, nell’ultimo periodo non ha pagato la plastica biellese ritenendola “sporca”: le balle esaminate a campione contenevano materiali non adatti al riciclo. Insieme alle bottiglie, considerate il materiale più pregiato, c’era plastica di qualità non accettata da Corepla, residui di altro materiale, come ad esempio lattine in alluminio, carta...  Uno scherzetto da 90 mila euro, circa un settimo di quanto pattuito all’anno nel contratto da 600mila euro con Corepla. Cos’è successo? La quota di rifiuto sporco era del 20 per cento. L’impianto di Cavaglià che ora riceve la plastica biellese ha evidenziato un prodotto non idoneo. Ora i comuni, in primo luogo di Biella, chiedono di effettuare una controverifica sulle partite di plastica. «Dobbiamo vigilare» ha detto il vicesindaco di Biella Diego Presa «perché il lavoro dei cittadini che si impegnano a differenziare, non vada perduto. E’ essenziale verificare ogni passaggio, dal primo smistamento fino all’esame di Corepla». I dettagli su Il Biellese in edicola.

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