La staffetta alpina ha fatto tappa a Biella. Fotogallery

Foto Giuliano Fighera.

Partita da Ventimiglia lo scorso lunedì con destinazione Trieste, ieri ha fatto tappa a Biella, la staffetta alpina, una della più significative iniziative messe in campo per celebrare i 150 anni di fondazione del Corpo degli Alpini.Significativa la tappa biellese nei luoghi dove hanno vissuto personaggi come Quintino Sella che hanno fatto la storia della nazione. E proprio grazie anche allo statista biellese se in quel lontano 1872, lui ministro della Finanze, vennero trovate le risorse per poter dae vita a uno dei corpi più amati e popolari del nostro esercito.Ma Biella, anzi Sagliano Micca, paese natale dell’eroe pre risorgimentale, Pietro Micca, che si immolò per difendere Torino dall’assedio francese del 1706, significa cappello alpino. È ancora nel vecchio stabilimento ottocentesco, sulle rive del torrente Cervo, che mani sapienti creano l’elemento più iconico della divisa alpina.La tappa biellese è stata la settima delle 23 previste e senza dubbio sarà una delle più dense.Ecco la cronaca.Partita da Aosta, dallo splendido Castello Cantore, sede del Centro Addestramento Alpino (la scuola militare di montagna delle Truppe Alpine dell’Esercito), la staffetta ha puntato verso sud, per raggiungere l’imponente Forte di Bard, attraversando prima gli abitati di Perloz (lungo l’alta via numero 1 della gara di endurance Tor des Géants), Donnas e Saint Christophe.Bard, come Aosta, fu sede di una delle prime quindici compagnie alpine costituite nel 1873. Quella di Aosta, l’8^, aveva per mandamenti di reclutamento Aosta stessa più Morgex, Gignod e Quart; la 9^ invece arruolava i giovani di Chatillon, Verres, Donnaz, Settimo Vittone e Vico. Per entrambe, la zona di studio era la Valle della Dora Baltea.Una tappa iniziata con un forte rimando alle origini del Corpo, corsa tra l’altro da giovani corridori appartenenti a una delle eccellenze sportive del nostro Esercito: la Sezione Sport Invernali del Centro Sportivo Esercito. A correre al seguito della fiaccola, oltre al generale Marcello Orsi, anche i pluri-campioni del mondo e atleti olimpici Gloriana Pellissier (più volte campionessa mondiale di sci apinismo), Francesco De Fabiani (olimpionico a Sochi 2014 nello sci di fondo), Michael Durand (biathlon, bronzo ai campionati mondiali juniores) e Federica Cassol (atleta emergente del fondo a livello internazionale), più il maggiore Stefano Cordaro che a breve partirà per una spedizione tutta italiana in Perù, alla conquista di una delle cime della Cordillera Blanca, la catena montuosa più alta (in media) del continente americano. Erano presenti alla corsa numerosi giovani che stanno formandosi sulle cime della Valle d’Aosta per diventare Alpini, frequentando il cosiddetto MITALP, il modulo integrativo Truppe Alpine.Il Forte di Bard, a sinistra della Dora Baltea, che ospita il Museo delle Alpi, è stato lo sfondo per la restituzione della fiaccola alla brigata Taurinense, per il prosieguo della tappa in Piemonte, in particolare verso Sagliano Micca e Biella. A prendere le consegne, il biellese capitano Enrico Di Marco e il torinese caporal maggiore capo Giuseppe Calluso del Reparto Comando, assieme agli alpini Alberto Ferraris, Giancarlo Guerra, Tiziano Berra, Franco Gnoato e l’amico degli alpini Stefano Bovio.Sagliano Micca è nota tra gli alpini per essere il luogo di provenienza del loro cappello di feltro grigio-verde, realizzato con pelo di coniglio, attraverso un complesso procedimento. Qui è attivo il cappellificio Cervo che vanta una lunghissima tradizione nel produrre gli inconfondibili copricapi. In realtà la foggia attuale fu adottata solo nel 1910, perché in origine il cappello era una bombetta nera “alla calabrese”, più rigida e pesante, comunque ornata dalla penna nera innestata su una coccarda tricolore. Migliaia di cappelli sono stati fabbricati a Sagliano, specialmente il modello Bantam, che deve il nome a una categoria di pesi leggeri della boxe. Il segmento Sagliano-Biella è iniziato proprio dallo stabilimento, per snodarsi lungo la casa natale di Pietro Micca, il monumento ai Caduti di Andorno e la piazza intitolata agli Alpini d’Italia a Tollegno. L’arrivo a Biella – la cui provincia è gemellata con la brigata alpina Taurinense - lungo la via Italia è stato salutato da numerose persone, soprattutto ai giardini Zumaglini, dove fa bella mostra di sé una notevole statua realizzata dallo scultore Pietro Canonica: il binomio alpino-mulo, dedicato ai Caduti biellesi nella Grande Guerra.La figura del mulo, fedele compagno d’armi delle penne nere, è analoga a quella presente a Villa Borghese a Roma, dovuta sempre al Canonica, che adoperò come modella per la scultura la mula Scudéla, che nel 1918 fu decorata al valore per aver guidato gli artiglieri da montagna della sua batteria nel punto dove era morto il suo conducente, in una delle battaglie della Grande Guerra.La tappa, prima di concludersi nella sede della Sezione dell’Ana, ha toccato la manomuntale Penna di Paolo Barichello, alta 15 metri, che riporta i nomi di tutte le Regioni italiane.Ad accogliere i corridori tanti alpini biellesi che si stanno impegnando per il successo della candidatura di Biella ad ospitare l’Adunata nazionale nel 2024. Sulle note suonate dalla fanfara degli alpini di Biella, presenti il generale Nicola Piasente, il presidente degli alpini biellesi Marco Fulcheri e il sindaco Claudio Corradino,  si è svolta  la consegna della fiaccola della tradizione al colonnello Alberto Autunno, comandante del 32° reggimento genio guastatori della Taurinense, che ieri ha guidato la staffetta da Domodossola a Intra.

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