Le pietre del Cervo contro lo stress

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Dall’adrenalina delle sfide con il flipper, alla meditazione dello stone balancing. Un cambiamento drastico ma necessario. Almeno per Danny Iuliano, 40enne candelese con la passione per il gioco che ha fatto appassionare milioni di italiani tra gli anni Ottanta e Novanta, e che ora ha deciso di trasformare il suo stile di vita con due scopi: combattere lo stress e praticare una disciplina ancora poco conosciuta in Italia. Così il torrente Cervo è diventato la sua seconda casa.
A spiegare in che cosa consiste lo stone balancing è proprio lui: «Si tratta di una vera e propria arte. Quella di impilare sassi, ciottoli o pietre l’uno sull’altro per creare una scultura di svariate dimensioni. Il tutto senza l’ausilio di adesivi o altri supporti. Ovviamente più le forme delle pietre sono diverse, maggiore è la difficoltà nell’accumulare le rocce. In questo modo ci si rilassa, si allevia lo stress e si riesce anche a meditare». Insegnante di danza e campione italiano di flipper nel 2021, dopo essere giunto secondo agli Europei di specialità, Danny ha sentito il bisogno di staccare la spina: «Ho passato un brutto periodo alcuni mesi fa e lo stone balancing mi ha aiutato a superarlo. È una pratica nata in America due decenni fa grazie ad un ragazzo indonesiano, anche se si dice che l’origine non sia univoca: molte culture, tradizioni e popoli, nel corso dei secoli, hanno infatti adottato l’usanza di impilare le pietre una so- pra l’altra per diversi scopi. Solo negli ultimi anni ha preso piede anche in Europa con competizioni di alto livello. Quando ho visto di cosa si trattava, guardando dei video sul web, ho deciso di provare. Mi considero piuttosto bravo, in particolare nel posizionare delle pietre nei punti più estremi per sfidare la forza di gravità».
In Italia sono ancora pochi a praticarlo. Intanto sulla sua pagina Instagram, "Dexdexaglia rocks" è possibile vederlo all’opera, sempre nel Biellese: «Ho trovato nel Cervo, a Candelo, dei luoghi tranquilli dove esercitarmi. Le pietre che ci sono dalle nostre parti non sono semplici da collocare ma, proprio per questo, alzano il livello di difficoltà. Ormai ci vado quasi tutti i giorni per diverse ore. Se non l’avessi fatto, me ne starei chiuso in casa. Una valvola di sfogo? Sì, ma non solo. Quest’arte richiede una completa concentrazione su un oggetto unita alla calma mentale e, ovviamente, tanta pazienza». E se arrivasse qualche altra soddisfazione personale?: «Perché no» conclude «mi piacerebbe partecipare agli Europei di specialità e conoscere storie di persone che lo praticano quasi come fosse un professione».

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