Massimo D'Alema a Biella per parlare di politica estera e fatti italiani


Europa, Medio Oriente, politica italiana, delicati equilibri internazionali, nuove ideologie sono stati i temi al centro dell’incontro con Massimo D’Alema al Museo del territorio di Biella, organizzato dalla Fondazione Biella Domani. Un'occasione per ascoltare dalla viva voce di uno dei suoi protagonisti un pezzo importante della storia contemporanea.

L’incontro si è svolto sulla base di un’intervista pubblica condotta dal direttore de “il Biellese” Silvano Esposito che è partito “da lontano” ricordando a D’Alema i tempi della missione italiana di pace a Beirut nel 2006. «Il Libano è stato un esempio di come possano essere condotte trattative di pace con successo anche in Paesi dai problemi molto complessi: allora l’Italia fu protagonista» ha ricordato D’Alema. «La situazione nei Paesi del Medio Oriente oggi è molto grave, segnata da conflitti di cui non si vede una soluzione. La “Primavera Araba” era stata intesa come il desiderio di movimenti che puntavano a creare una democrazia di tipo europeo... invece non è stato così. La Siria? credo che sia il momento per avviare una mediazione guidata dalla comunità internazionale che consenta al Paese di uscire dai conflitti. Le elezioni ora sarebbero impensabili: si potrà andare alle urne dopo 5 anni, una volta stabilizzata la situazione».

D’Alema ha poi parlato del rapporto tra Trump e la Corea di Kim Jong-un. «Non si scatenerà una guerra: gli Stati Uniti non andranno a destabilizzare un Paese che confina con la Cina. Mentre non ha avuto lo stesso riguardo con l’Iraq: l’Europa non si fa rispettare come la Cina». E a proposito di Europa, ha sottolineato che «questa situazione è figlia del fatto che si è data priorità alle pressioni della destra neoliberista che ha anteposto gli aspetti economici a quelli sociali. L’Europa deve essere ricostruita intorno a valori diversi».

Per quanto riguarda le questioni italiane, D’Alema non non ha nascosto la sua poca stima nei confronti di Renzi e ha spiegato perché la crisi dei partiti sarà devastante, a suo parere, per il Paese: «Oggi siamo di fronte a un impoverimento della qualità della politica. Lo diceva anche Gramsci parlando dell’avvento del fascismo nel 1921. I 5 Stelle con la missione contro la casta hanno distrutto i partiti: nessuno più crea una classe politica adeguata. Così ci ritroviamo persone senza competenze adatte a guidare le istituzioni. E anche il Pd abolendo il finanziamento pubblico ai partiti che c’è in tutti i paesi civili, per inseguire i populisti, ha contribuito a distruggere l’unico sistema che garantiva la formazione della nuova classe dirigente del Paese».

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