Mense scolastiche, Biella dice no alle farine di grilli

Dopo l’approvazione in consiglio comunale della mozione presentata dalla Lega, Biella è la prima città a vietare l’utilizzo di farine di insetti nelle mense scolastiche. Lo ha annunciato il capogruppo della Lega a Palazzo Oropa Alessio Ercoli, primo firmatario della mozione sul divieto di uso e consumo di farine o altri prodotti derivanti da insetti nelle mense scolastiche e degli asili nido e negli edifici comunali. «Il capitolato d’appalto per la gestione del servizio di ristorazione scolastica e asili nido in vigore» spiega Ercoli «già adesso non permette questo tipo di prodotti e le grammature previste escludono qualunque tipo di farina di insetti o comunque prodotti derivanti da insetti. Il nuovo capitolato avrà le stesse caratteristiche prevedendo quindi ancora l’esclusione di tali prodotti, dovendo tra l’altro seguire le linee di indirizzo nazionali per la ristorazione scolastica. Con questa presa di posizione politica non intendiamo limitare le libertà di nessuno, lasciando ai consumatori la scelta di mangiare cosa vogliono in privato, ma se si parla di mense pubbliche e refettori scolastici, ribadiamo con forza che la somministrazione di questi prodotti, che niente hanno a che fare con la nostra dieta alpina e con le nostre tradizioni e abitudini culinarie, dovrebbe continuare a non essere prevista, anche nel momento in cui le linee guida nazionali dovessero per qualunque motivo cambiare». La questione è stata posta dopo che la Coldiretti ha avviato una campagna nazionale per combattere tutte quelle iniziative che possono minacciare il made in Italy sulle nostre tavole: da quello che viene definito «il terrorismo sul vino», alle etichette a semaforo che bocciano le eccellenze italiane come poco salutari, dal via libera a larve e grilli nel piatto, al divieto della pesca a strascico, che vengono definite «normative ideologiche e follie senza freni che rischiano di stravolgere per sempre lo stile alimentare della dieta mediterranea e il sistema produttivo nazionale basato sulla qualità e su tradizioni millenarie». In proposito l’associazione dei coltivatori ha lanciato una campagna chiedendo una legge contro il cibo sintetico. In molti Comuni in questi giorni vengono presentate mozioni che solidarizzazione con l’iniziativa della Coldiretti, per lo più approvate quasi sempre all’unanimità.
Dove però ciò non accade, si verificano delle polemiche, come avvenuto al consiglio comunale di Salussola, dove il vicesindaco e assessore all’agricoltura Walter Pozzo ha criticato l’atteggiamento di alcuni consiglieri di minoranza: « È con delusione e rammarico» afferma infatti in un comunicato «che ho osservato il consiglio comunale di Salussola non esprimersi in modo unanime a sostegno al disegno di legge per il divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici. Solo il gruppo maggioranza e il consigliere di minoranza Roberto Guerrini hanno infatti votato a favore, mentre le altre componenti del gruppo di minoranza, Simonetta Magnone e Stefania Lacchia, si sono astenute. L’iniziativa rispondeva alle richieste di Coldiretti, di cui Guerrini è presidente di Biella e Vercelli, sostenuta da circa un milione di firme di cittadini italiani. Iniziativa a favore della quale gran parte delle Regioni e dei Comuni italiani hanno già deliberato in modo unanime a favore».
Secondo Pozzo «continua a essere a rischio la cultura alimentare Nazionale e l’intera filiera del cibo Made in Italy, con conseguenze disastrose per nostre imprese agricole e per la tu- tela della salute dei cittadini italiani. Occorre invece una decisione tempestiva, anche perché il rischio che tali alimenti vengano presto diffusi in Europa è cresciuto dopo l’autorizzazione al consumo umano ai filetti di pollo creati in laboratorio».
Pozzo avrebbe preferito un pronunciamento compatto di tutti i consiglieri del suo Comune: «Spiace che parte del gruppo di minoranza non si sia espresso a favore della mozione; sarebbe stato un bel segnale in questa importante battaglia, per i nostri allevatori, per la nostra tradizione enogastronomica, per la sicurezza dei cittadini e, in ultimo, per il turismo e l’export che si basano anche su ricettari regionali. Sarebbe opportuno, che almeno i rappresentanti dei cittadini votassero considerando quali sono le azioni che aiutano l’Italia, con le sue imprese, e quali no».

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