Parole - Germania-Giappone 1-2. Holly e Benji non era un cartone animato

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Il Giappone che batte la Germania. Uhm, eppure l’ho già visto. Senza ombra di dubbio, altro che incredibile. Altro che mondiale d’inverno, altro che Qatar. Perché oggi, per chi è sulla quarantina, il sapore del déjà vu ha fatto capolino. «Il Giappone è in vantaggio di un gol e rimangono soltanto quindici minuti alla fine del secondo tempo. La squadra nipponica sta battendo la grande Germania, la favorita del campionato». Era una telecronaca che avevo già sentito.
Holly e Benji, Italia 1, anni Novanta. Tutto vero (puntata 104). I calciatori della nazionale del Sol Levante sono diventati gli avatar dei giovani eroi del calcio “animato” nipponico, che hanno riempito i pomeriggi di tanti ragazzi nell’ultimo decennio del secolo scorso, altro che Netflix.
C’erano volute quattro o cinque puntate, a dire il vero, per vedere quel Giappone superare la Germania, perché in Holly e Benji era così, con il campo che non finiva più, i tiri infuocati, i minuti che non duravano mai sessanta secondi. Se poi ci mettiamo che “allora” era finita 3 a 2… Oggi sono bastati novanta minuti con recupero (che in questi mondiali sembra sempre un eccessivo extra time), per vedere un Giappone vero e non animato superare in rimonta, 2-1, una Germania che si è spenta come la tivù alla fine di una puntata di quei cartoni animati, di colpo.
Tutto vero, tutto giusto per parafrase al contrario una celebrare frase “sportiva”. Ritsu Doan e Takuma Asano, i due marcatori con gli occhi a mandorla di oggi, sono diventati l’incarnazione di Oliver Hutton, che con i suoi compagni Mark Lenders e Tom Becker, aveva schiacciato la Germania di Karl Heinz Schneider. E il portiere Suichi Gonda credo da domani sarà semplicemente Benjamin Price. Per tutti Benji.
Perché i nipponici che superano i teutonici non è mica poi roba da fantascienza o da fantacalcio. Solo da cartoni animati, quelli veri. O in alternativa da oggi da mondiali in Qatar.

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