«Sanità, ecco come taglieremo le liste di attesa». La posizione della Regione dopo la segnalazione di disservizi nel Biellese

Si avvicina dicembre, mese che la Regione ha indicato alle Asl come deadline per il ritorno di liste di attesa, visite e prestazioni ai livelli pre-pandemici. Sul tema oggi alle 13 è prevista una conferenza stampa a Torino, dove il presi- dente della Regione Alberto Cirio e l’assessore alla sanità Luigi Genesio Icardi faranno il punto sull’avanzamento del piano straordinario di recupero. Ma la situazione per molti cittadini continua a rimanere difficile. Soprattutto per quanto riguarda la questione del Cup regionale, il centro unico di prenotazione creato dalla Giunta Chiamparino: il sistema era stato pensato per accelerare i tempi di visite ed esami, perché dirotta un paziente nel primo posto libero in un’altra Asl del Piemonte, partendo dagli ospedali più vicini per poi allargarsi via via a mo’ di cerchi concentrici nelle strutture più distanti. Ma un po’ a causa del Covid, un po’ per le difficoltà di reperire medici e anche delle disponibilità delle agende in capo alle aziende sanitarie locali, si è creato un pericoloso effetto boomerang. Il risultato è che i primi posti liberi possono essere a mesi e chilometri di distanza. Si tratta spesso di anziani che hanno difficoltà a guidare e lamentano non poche difficoltà a spostarsi dal proprio territorio. Partendo da questi e altri casi generali, la Regione assicura che si sta muovendo per risolvere una problematica che ricade sulle stesse singole Asl.
Non sono pochi i cittadini che per visite ed esami devono recarsi lontani dal territorio dell’Asl di appartenenza e a mesi di distanza seguendo le indicazioni del Cup regionale. E spesso sono anziani che hanno difficoltà a guidare e spostarsi. Quanto il Covid e la necessità di recuperare le liste di attesa hanno influito su questa situazione?
Quello delle liste d’attesa è un problema che si trascina da più di 10 anni e che la pandemia, come potete immaginare, ha ulteriormente aggravato. Intervenire era una delle priorità quando tre anni fa la nostra giunta si è insediata e ancora più lo è oggi dopo l’emergenza sanitaria. Per farlo abbiamo costituito una squadra di lavoro e lanciato un Piano straordinario su cui abbiamo investito 50 milioni di euro. Un piano che monitoriamo settimanalmente al fianco delle aziende sanitarie regionali, attraverso dei cruscotti che ci aiutano a verificare i progressi e l’andamento della situazione, con lo stesso modello che abbiamo usato e ha funzionato con successo per la campagna vaccinale.
Per quale motivo era stato messo in piedi il sistema del Cup e cosa non ha funzionato?
Il Cup regionale è nato nel 2014 con una delibera della precedente giunta che abbiamo ereditato e scelto di potenziare proprio per migliorare il servizio, che è entrato in funzione nel 2018. Da quando nel 2019 ci siamo insediati abbiamo in- vestito 3 milioni di euro per rafforzare il sistema e gestire la fase pandemica, ampliare lo spazio di caricamento delle agende appuntamenti delle aziende sanitarie, integrandole anche con quelle dei privati accreditati e per incrementare gli operatori del call center, in modo da portare il numero delle chiamate processabili dalle 2,5 milioni originare a 4 milioni all’anno. Attualmente vengono gestite quasi 100mila chiamate a settimana.
In che modo le singole Asl possono gestire intervenire sul sistema del Cup?Attraverso la condivisione delle proprie agende appuntamenti per ottimizzare le disponibilità sul territorio. È un lavoro complesso, ma fondamentale per ampliare l’offerta ed è un percorso che sta coinvolgendo anche il sistema sanitario privato, chiamato ad aiuta- re il servizio pubblico per rendere più rapido possibile il recupero delle liste d’attesa. Il nostro obiettivo entro il 2022 è di riportare la situazione ai livelli pre-pandemia del 2019. Uno sforzo enorme, di cui cominciamo a vedere, però, i primi importanti risultati.
Si possono e si stanno studiando soluzioni alternative per snellire la procedura del Cup e migliorare alcuni aspetti?
Oltre all’ampliamento delle agende, delle strutture che erogano i servizi e il potenziamento degli operatori del Cup, abbiamo avviato - proprio da ottobre - una vera e propria rivoluzione per la presa in carico attiva delle chiamare su due prestazioni sperimentali tra le più diffuse, la mammografia e la prima visita cardiologica. Significa che in caso di non disponibilità immediata di appuntamento non sarà più necessario richiamare il Cup. Esattamente come abbiamo fatto con i vaccini, sarà il sistema ad avvisare il cittadino appena disponile data e ora dell’appuntamento, che verrà garantito entro i tempi previsti dall’impegnativa e nella propria Asl di competenza. Iniziamo con queste due prime prestazioni, ma l’obiettivo è di estendere il servizio a tutto il sistema. Parliamo di un progetto enorme a cui lavora quotidianamente una squadra di oltre 100 operatori dei Cup di tutta la regione.

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