Teca House, il recupero del rustico porta alla casa del futuro per nuove possibilità di relazione con il territorio biellese

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Attorno solo cartoline. Di paesaggio, di Biellese. Al centro, in alto, solo lei. Più che un recupero-restauro un’invenzione che rielabora concetti, linee, prospettive, sguardi. Teca House, presentata martedì in diretta streaming in ossequio più che al post pandemia al suo inno alla tecnologia, è nella forma un edificio contemporaneo, nella sostanza uno spazio nuovo, una luce calata sul territorio, che nasce dal privato per aprirsi alle condivisioni. E per la verità già la nascita di Teca House è una condivisione, di idee prima di tutto. Quelle di un imprenditore, Alberto Savio, e di un architetto-designer, Federico Delrosso.

Concepita con un approccio minimal-naturalistico, la costruzione è un contenitore trasparente immerso nel verde sopra alla collina che domina Chiavazza. Recupero di un piccolo fabbricato rustico, Teca House è quello che oggi si definisce inversione compositiva «che porta all’esterno, smaterializzandolo, un piccolo volume, dando vita ad una nuova funzione. Dalle radici del passato agricolo si mantengono i segni» da cui nasce un’opera d’oggi «radicata nel territorio e in equilibrio con esso, ma al tempo stesso permeata di nuove possibilità di utilizzo» spiega Delrosso, che è biellese d’origine, ma opera a livello internazionale da una ventina d’anni nel suo studio di Milano.

È stata un’altra House, la Glass di Philip Johnson a ispirare fortemente il progetto degli 80 metri quadrati - che si estendono per altri due terzi aprendo le pareti vetrate scorrevoli attorno all’intero volume - più innovativi del nostro Biellese.
Guardare Teca House è guardare il futuro incastonato in un paesaggio conservato, anzi lucidato come si direbbe di un gioiello. Entrare in Teca House è entrare nel futuro di una “casa” che accosta materiali altamente performanti (la pietra del rustico, calcestruzzo, metallo, cristallo e legno multistrato) e tecnologia. Il comfort ambientale dell’edificio, che si fa osservare e al tempo stesso osserva, e all’apice: il termine moderno è persino costrittivo per definire soluzioni strutturali sofisticate, un’impiantistica da “ritorno al futuro” e un isolamento termico che posiziona Teca House in classe energetica A4. Questo lo spazio, che la flessibilità della genesi e gli intenti di Savio ora aspettano di trasformare in luogo ideale per riunioni, cocktail di lavoro, rifugio per la lettura o lo yoga, piuttosto che foresteria. Vivere Teca House è vivere il futuro di un contenitore culturale, «un landmark per creare nuove possibilità di relazione con il territorio biellese».

Dal salotto di casa la presentazione dell’altro giorno, cui ha preso parte anche il sindaco di Biella Claudio Corradino, ha svelato tutto quanto c’era da sapere con il committente Savio, «affascinato e persuaso dall’opportunità che il luogo offriva», l’architetto Delrosso e il costruttore Francesco Panuccio, che è pure presidente di Ance Biella e che nella realizzazione dell’opera ha dovuto lavorare più di fioretto che di spada per curare dettagli fondamentali. Teca House, va detto, aveva già trovato il suo respiro internazionale con la mostra “Time space existance” alla Biennale di Venezia e pure in un video emozionale (dreaming the real). C’è un sito che la racconta (tecahouse.org). Per tutto il resto c’è il futuro, quello stesso spazio, dove Teca House ha già scelto di stare come «segno diventato sogno» per raccogliere le parole del padrone di casa. Di una casa davvero speciale.

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