Vaccinazione anti Covid: il modello Israele. Intervista al portavoce del Ministero della Salute del paese mediorientale

C’è chi sottolinea che nonostante un terzo della popolazione sia oramai stato vaccinato, i contagi non scendano. C’è chi invece parla di modello da seguire per gli altri Paesi, per capire come orientarsi sulle prossime mosse del piano pandemico. Di sicuro, il caso di Israele continua a far discutere. Da ieri il Paese ha allentato il lockdown, alla luce del fatto che i casi gravi della malattia siano diminuiti molto: 27 tra tutti gli over 60 che hanno ricevuto la seconda dose, con una riduzione del 94 per cento. Il vaccino in pratica non sta eliminando il coronavirus, ma sembra lo stia trasformando in una malattia non mortale, come fosse davvero un banale raffreddore o influenza. Ai nostri interrogativi per capire come è possibile che Israele stia vaccinando i suoi cittadini a ritmo di record e se il Paese mediorientale possa effettivamente diventare un’apripista nella lotta al Covid, ha risposto il portavoce del Ministero della Salute israeliano.
Israele ha già somministrato la prima dose del vaccino al 60 per cento della popolazione e la somministrazione riguarda gli adolescenti. Come si spiega una tale differenza nell’organizzazione e nella velocità della campagna di vaccinazione con i Paesi europei? È vero che Pfizer ha stipulato un accordo speciale con il vostro governo garantendo un elevato numero di dosi in cambio di dati da utilizzare per analizzare i vaccini? Ci sono altri motivi per spiegare il vostro successo?
Attribuiamo il successo della campagna di vaccinazione a tre fattori principali: un forte sistema di cure primarie e di salute pubblica che ha prodotto uno sforzo coordinato ma abbastanza flessibile da cambiare le linee guida e l’impianto durante la campagna; la partecipazione e il reclutamento dell’intero sistema sanitario a tutti i livelli; forti linee guida per i messaggi di salute pubblica e disponibilità del pubblico a vaccinare. Siamo soddisfatti dei nostri progressi e l’obiettivo è raggiungere fette sempre più ampie della popolazione. Non parliamo di ciò che avviene negli altri Paesi.
Quale protocollo avete seguito? Avete fatto le vaccinazioni in ospedale o avete costruito infrastrutture speciali per la somministrazione del vaccino?
Il Ministero della Salute ha una convenzione professionale con Pfizer. I dati condivisi sono dati aggregati che abbiamo condiviso con il pubblico.
Il premier Benjamin Netanyahu ha affermato di voler ottenere l’immunità di gregge entro marzo. Pensate che sia un obiettivo realistico?
La soglia di immunità per il Covid-19 non è ancora nota. Israele spera di riuscire a vaccinare oltre l’80 per cento della popolazione nei prossimi mesi e si aspetta che l’immunità, una volta raggiunta questa soglia, avrà effetti significativi nella riduzione dei nuovi contagi.
Come è possibile che, nonostante i milioni di vaccinati, i contagi in Israele non sembrino fermarsi? I vaccini funzionano o c’è un problema?
Riteniamo che il vaccino sia efficace a livello di popolazione, ma abbiamo bisogno di costruire una base significativa di persone immunizzate. I dati preliminari mostrano che i tassi della malattia diminuiscono significativamente nelle persone che hanno raggiunto l'immunità ottimale, che avviene almeno una settimana dopo la somministrazione della seconda dose.
Il governo ha imposto diversi blocchi piuttosto stringenti. È vero che questo ha avuto effetto preoccupanti sulla vostra economia con la disoccupazione che continua ad aumentare?
I lockdown hanno effetti significativi sull’economia globale, compresa naturalmente quella di Israele. Ma per rispondere a questa domanda bisogna rivolgersi a qualcuno che si occupi di economia e non di salute...
I vaccini ci proteggeranno per 9-10 mesi. E nel frattempo il virus potrebbe continuare a subire mutazioni. C’è il rischio che gli attuali vaccini non siano più efficaci prima o poi?
È possibile che i vaccini disponibili abbiano un’efficacia ridotta rispetto ai ceppi varianti e che anche l’immunità esistente diminuirà nel tempo. Tuttavia, la vaccinazione di massa è la strategia più sicura ed efficace per ridurre gli attuali tassi del virus, le sue complicanze e ripristinare la funzione sociale ed economica di un Paese, anche se non in modo permanente. Ci sono alcuni dati che supportano l’efficacia del vaccino contro varianti conosciute, tuttavia ciò non predice l’efficacia del vaccino o la durata dell’immunità per quanto riguarda possibili variazioni future.
Quanto tempo ci vorrà per eradicare completamente il Covid-19? Qual è la lezione che ci lascia questa esperienza? Quando usciremo da questa pandemia, cambieremo i nostri soliti stili di vita e - ad esempio - i dispositivi di protezione individuale come le mascherine diventeranno oggetti di uso quotidiano come il telefono cellulare?
Crediamo che la pandemia sia una maratona e non una gara di velocità. Pertanto è importante prendere decisioni immediate in base alle informazioni disponibili, ma anche pianificare le fasi future della pandemia. Non abbiamo previsioni certe per capire quanto durerà. È probabile che finché la malattia resterà in giro, alcuni aspetti della prevenzione non farmaceutica come le mascherine continueranno a fornire benefici e quindi saranno raccomandati. Solo con il tempo capiremo cosa dovremo fare in futuro.

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