Festa del Carmelo a Chiavazza: la preghiera per la fine della guerra, della pandemia e della siccità. Foto

Foto Giuliano Fighera.

Festa della Madonna del Carmelo come occasione per pregare per la pioggia, per la fine della pandemia e per la pace, sabato al monastero di Chiavazza, con l’invocazione del vescovo Roberto Farinella che ha presieduto con padre Luciano e padre Nicola, don Enrico Trombini e don Piero Opremi, la solenne concelebrazione eucaristica al termine della quale sono stati consegnati e benedetti gli scapolari di coloro che desiderano seguire la devozione carmelitana. La Messa, a cui hanno partecipato oltre  un  centinaio di persone, riempiendo la tenda “Oreb”, ha chiuso solenne- mente le funzioni per la festa della Madonna, madre e regina del monastero a lei dedicato.
Fin dal mattino si sono susseguiti, dopo la celebrazione eucaristica con don Carlo Dezzuto e don Gabriele Leone, vari momenti di preghiera e di canti delle monache accompagnate dagli “Amici del monte Carmelo” diretti dal maestro Guido Antoniotti. Durante la solenne funzione il vescovo Roberto, che indossava una pianeta/scapolare con una bella immagine della Madonna del Carmelo ha spiegato che è particolarmente devoto alla Madonna in questa festa insieme alle suore messicane che sono con lui e che gli ricorda il Paese dove era nato, ma anche il giorno in cui ricevette la notizia dal nunzio apostolico che sarebbe diventato il pastore della nostra diocesi.
Richiamandosi nell’omelia alla prima lettura al giovane inviato per sette volte a scrutare il cielo dopo le preghiere del profeta Elia per vedere se arrivassero nuvole carica di pioggia, ha invitato tutti come ha raccomandato anche papa Francesco, ad unirsi nella preghiera perché Dio per intercessione di Maria sua madre faccia terminare la siccità che affligge tutto il Paese e in particolare il nostro territorio. Il vescovo Roberto ha paragonato la siccità all’aridità dei nostri cuori che invece devono aprirsi a Dio come fa sua Madre: «Il tempo di salvezza» ha detto «vien dal cielo come l’acqua fonte di vita e di speranza, Maria accoglie suo figlio nel suo grembo, lo accudisce e lo segue fino alla  Croce quando Gesù dice “Tutto è compiuto” solo dopo averle affidato il compito di diventare nostra madre. Maria ci accompagna ogni giorno ma soprattutto nella sofferenza e nella morte».
Il dolore può esser anche quello che ancora si affronta con la pandemia: il vescovo ha invitato a fare attenzione ai termini che usiamo: anche la stessa parola “combattere” è un invito alla violenza e ricorda la terribile guerra in Ucraina, sembra quindi in contrasto con una condotta di vita ispirata ai valori mariani vissuti dalle monache e di chi è fedele al Carmelo: nella pace del monte è bene pregare per la pace nel mondo perché «l’unica strada per il Paradiso è quella della fraternità: fratelli in Cristo protetti dalla Madre che conduce a Lui i nostri passi».
ANNALISA BERTUZZI

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