Aggressione in carcere

Detenuto aggredisce l’odontoiatra e un agente della polizia penitenziaria che finisce in ospedale a farsi medicare.

L’ennesimo caso di aggressione in carcere è avvenuto mercoledì mattina nell’infermeria dell’Istituto.

A darne denuncia è il segretario regionale del sindacato Co.s.p. Giovanni Bellomo.

«Il recluso, di origini straniere, ha creato un momento di vero panico minacciando il dentista. Dopo aver cercato di colpirlo con un pugno in volto se l’è poi presa con un collega ferendolo al viso» racconta Bellomo.

L’intervento di altri agenti riportava la situazione alla calma. Il detenuto, calmatosi, veniva portata in cella.

L’agente di polizia penitenziaria, sanguinante, è invece stato costretto a recarsi in ospedale per farsi medicare. I sanitari hanno formulato una prognosi di 12 giorni.

«Il collega, rientrato in carcere, ha poi dovuto affrontare la burocrazia» spiega Bellomo.

«L’agente si è sentito dire che la documentazione portata, il certificato dei medici dell’ospedale, non era sufficiente. Per la malattia ci voleva un ulteriore certificato del medico curante. È un paradosso che dimostra la scarsa conoscenza di normative e regolamenti e crea solo sconcerto e amarezza» aggiunge Bellomo.

Le aggressioni nelle carceri italiane non sono una novità e testimoniano quanto sia necessario un intervento da parte dell’autorità. Troppe volte gli agenti della polizia penitenziaria si sentono abbandonati a se stessi.

Sul caso interviene anche il sindacato Si.n.a.p.pe. “Continuiamo a denunciare con forza le inefficienze del sistema – spiega il segretario regionale Tuttolomondo – ma ci scontriamo contro un’amministrazione sorda! L’organizzazione del lavoro non è efficiente, manca personale di ogni ruolo, compreso quello dei sottufficiali. Dopo la nostra denuncia sono stati inviati due ispettori in missione, ma invece di essere impiegati nel delicato e strategico servizio di sorveglianza generale vengono impiegati per altri compiti, nonostante la presenza di detenuti tocchi le 500 unità, appartenenti a  diverse tipologie. Questa nuova organizzazione – prosegue il sindacalista -  del lavoro è stato un fallimento totale e crea disorganizzazione nella gestione dei servizi principali, oltre ad essere concausa nell’innalzamento dello stress del personale di polizia penitenziaria”.

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