Sfruttava l’amica disabile che si prostituiva per 2 euro: condannato un 50enne

È stato ritenuto responsabile del reato di sfruttamento della prostituzione e di circonvenzione di incapace il 50enne biellese condannato dal Tribunale di Biella a due anni e sei mesi di reclusione e a 600 euro di multa. Ora il giudice ha 90 giorni per depositare le motivazioni. Il suo legale, l’avvocato Loretta Vaglio Tessitore sta già valutando la possibilità di un ricorso in appello. Un processo, quello che si è concluso nei giorni scorsi, che ha fatto scorrere davanti a magistrati e ad avvocati una Biella sommersa, quella del disagio, degli ultimi.
A denunciare il 50enne non era stata la parte offesa, la donna 42enne a cui era legato da un sentimento, più di un’amicizia. Lei, con evidenti problemi mentali seppur mai dichiarata incapace, non si è nemmeno costituita parte civile e nel corso delle udienze ha sempre pianto pensando di esse- re responsabile dei guai giudiziari dell’uomo.
La querela l’aveva sporta la madre di lei. La Procura aveva iniziato a indagare con intercettazioni ambientali. Nei confronti dell’uomo erano state prese anche misure cautelari come il divieto di avvicinamento e l’obbligo di firma. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe sfruttato economicamente la donna, affetta da minorità mentale, che si sarebbe prostituita anche per pochi euro, due, cinque euro, o in cambio di  una colazione o di modesti capi d’abbigliamento. L’avvocato Vaglio Tessitore ha cercato di far leva su alcune contraddizioni dell’accusa, in particolare proprio sul fatto che la stessa amica abbia sempre parlato in favore dell’imputato. Lei stessa non avrebbe vissuto come prostituzione quei rapporti sessuali a cui si concedeva spesso con uomini molto anziani. Alla fine della fase istruttoria il Tribunale ha ritenuto invece di dover assolvere l’uomo dall’accusa di induzione della prostituzione e da quella di furto aggravato. Per quest’ultima, l’accusa è stata riqualificata in furto semplice che è improcedibile in assenza di querela. Di furto aggravato, in concorso, era accusata anche l’amica.

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