Egan Bernal, la storia cossatese della maglia gialla

«Aveva la camera numero otto, poi gli abbiamo dato la sei. Non c’era quasi bisogno di rifargliela. Era ordinatissimo di suo». Uno dei tanti passati biellesi di Egan Bernal ha i numeri che stanno scritti sulle porte delle camere dell’albergo Tina di Cossato. E molto più. Già perché il talento colombiano che ha vinto il Tour de France a 22 anni - neppure Merckx ci riuscì così giovane - buona parte del suo primo anno e mezzo italiano lo ha trascorso da ospite praticamente fisso - corse permettendo - nell’albergo cossatese che negli anni è diventato famoso non solo per la cordialità dei titolari, ma anche per essere stato a lungo la “casa” dei corridori sudamericani dell’Androni Giocattoli Sidermec, il team professionistico che fa capo anche a Marco Bellini e che ha lanciato proprio Bernal nel 2016 nella massima categoria. «Abbiamo un bellissimo ricordo di Egan» racconta Rita Foglio Stobbia dell’albergo Tina. «Come successo con tanti ciclisti è presto diventato uno di noi. Come per i giovani quasi un figlio aggiuntivo. Abbiamo fatto il tifo per lui e siamo contentissimi che abbia vinto. E anche noi sapevamo che avrebbe raccolto presto qualcosa di importante. Uno così determinato, con volontà e voglia di sacrificio non lo ricordo. Se unite tutto alle sue doti fisiche ecco il risultato». In una delle vetrine dello storico albergo cossatese da qualche giorno fa bella mostra una maglia gialla che non è quella del Tour, ma che sulle spalle di Egan ci è passata. In mezzo ai nomi degli sponsor c’è scritto “Da Egan Bernal para mi familia Italia. Gracias por todo”: «La vinse in Romania nel 2016. L’avevamo attaccata alla parete come le altre che ci lasciano i “nostri corridori”. Adesso ci è sembrato giusto metterla un po’ più in evidenza. Non è il giallo del Tour, ma da lì Egan è partito».
A Cossato Bernal non si concedeva molto: «Era sempre molto attento agli orari e ai suoi programmi. Non l’ho mai visto sgarrare. Solo una sera ricordo che andò alla fiera a Biella con mio figlio e volle fare qualche giro sui kart». Mentalità e intelligenza, oltre all’amicizia, è quanto Egan ha lasciato a Cossato: «Era speciale. Un sudamericano davvero speciale. Ricordo quando alla sera guardava la tivù con noi. Nel 2016 qualche volta mi accompagnava quando portavo mio nipote Alessandro in giro con il passeggino. Non aveva grilli per la testa. L’unica? Quando c’era la moda di cercare i pokemon al cellulare usciva con i miei figli per quel motivo. Qualche risata, ma dopo mezz’ora rientrava per riposarsi a dovere e non sgarrare sugli allenamenti. Una sera rifiutò di andare al cinema a Biella per paura di rientrare troppo tardi: il giorno dopo doveva uscire presto in bicicletta».
Prima che si trasferisse a Cuorgè per restare più vicino ai consigli del direttore sportivo Giovanni Ellena, all’albergo Tina hanno fatto in tempo ad ascoltare i racconti di quel diciottenne di talento: «Ci parlava del papà che faceva il guardiano del santuario del suo paese, di sua mamma sportivissima, cui forse deve la sua passione, e di suo fratello. E poi era innamoratissimo della sua ragazza. È stato qui da noi anche con lei. Che bel ricordo che ci ha lasciato Egan. Siamo veramente felici per lui. Lo porteremo sempre nel cuore». E da oggi allora, ancora più di prima, camera otto e camera sei all’albergo Tina di Cossato saranno per sempre le camere Bernal, il nuovo fenomeno del ciclismo.

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