“Birra analcolica? Perché no”. Nuovi traguardi per Menabrea

L'estate di Menabrea parte alla grande. Nel Regno Unito è in corso una campagna realizzata da C&C Group (che in UK rappresenta e distribuisce la birra biellese) con affissioni e inserzioni sui media firmate dall’artista britannico Paul Blow, e la personalizzazione di un bar a Kings Cross all’interno di Waitrose & Partners completamente brandizzato. «Menabrea esporta in 40 Paesi nel mondo. Ovviamente in alcuni, tra cui il Regno Unito, abbiamo partner con i quali si condivide la distribuzione. In questo caso si tratta della C&C, meglio identificabile con la birreria Tennents che ha un grande impianto a Glasgow» spiega Franco Thedy ad di Menabrea. «Sono un gruppo forte anche sul sidro, sono quotati in borsa e leader in Scozia. Con loro da alcuni anni abbiamo sviluppato una massiccia distribuzione della nostra birra in affiancamento ai loro pro- dotti. Nei prossimi mesi sottoscriveremo il rinnovo del contratto, con l’impegno per entrambi di sviluppare ancora di più la nostra presenza sul mercato britanni- co, già oggi il nostro maggiore Paese di riferimento».
Nel Regno Unito Menabrea esporta in bottiglie ma anche in cisterna, una sinergia preziosa che consente economie di scala importanti e abbattimento dei costi di trasporto.
«Durante il periodo estivo con C&C abbiamo avviato la campagna promozionale. Loro sono molto strutturati e questi investimenti sono una parte importante del loro business. Il nostro obiettivo è quello di far diventare l’Oltre manica importante quasi quanto l’Italia. Attualmente esportiamo infatti il 25 per cento dei nostri prodotti ma miriamo a raddoppiare visto che le dinamiche del mercato italiano sono ormai stabilizzate».
Intanto nella sede di via Ramella Germanin si continua a investire sul processo produttivo con interventi che negli ultimi 20 anni hanno visto un continuo aggiornamento degli impianti e delle strutture. Negli ultimi 10 anni è stata inoltre aumentata la gamma dei pro- dotti. «Recentemente abbiamo dovuto tenere conto di molti fattori. La scarsi delle materie prime, a eccezione di quelle energetiche che ora è rientrata, ha imposto costi che ancora oggi sono ben lontani da quelli di un anno fa, anche perché i contratti in corso sono quelli sottoscritti nel 2022, con un 40 per cento in più sul vetro. Stiamo però ragionando sul futuro perché non si può stare fermi. Il consumatore dopo il covid è cambiato. C’è una tendenza nuova, quella che porta a un maggiore consumo dei prodotti analcolici, e noi ci stiamo lavorando. All’estero, da una ricerca di mercato condotta dall’associazione dei birrai, è emerso che 9 pub su 10 vendono stabilmente anche bibite analcoliche. Per noi si tratta di un processo costoso per mantenere l’elevata qualità del pro- dotto ma diciamo che se puoi bere una buona birra analcolica che ha le tutte le caratteristiche di una bevanda con sali minerali, poche calorie e fortemente dissetante, questo è un fatto inclusivo per chi non ama l’alcol o si trova in condizioni di non doverlo consumare per qualsiasi motivo. E se l’alternativa è valida perché non prendere la cosa in considerazione?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA