Che la pace valga più di una vittoria:
no a tutte le guerre

Domani volontarie e associazioni si ritroveranno in piazza Curiel per manifestare con le bandiere

Sono trascorsi due anni dal 24 febbraio del 2022, data in cui è iniziata l’invasione russa in Ucraina. La rete di Luminosa, composta da enti e associazioni attive nel mondo del sociale, ha organizzato per domani pomeriggio un’iniziativa per sensibilizzare alla pace, portando l’attenzione su tutte le guerre in corso e in particolare sull’ultimo sanguinoso conflitto che si sta consumando in Israele. Di seguito pubblichiamo uno scritto condiviso da tutte le realtà che partecipano a Luminosa.

Nel nostro pianeta le spese militari non sono mai state così alte. Affari d’oro in tutto il mondo per le industrie che producono armi e sistemi di difesa. «I primi sei Paesi al mondo per export di armi sono Stati Uniti, Russia, Francia, Cina, Germania e Italia e ben quattro sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu che dovrebbe dire come proteggere i civili dalle stesse armi che loro vendono a chi li bombarda e mitraglia. Da soli sono responsabili dei tre quarti del commercio globale» (Oxfam, la confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo).

Le spese militari nel mondo, certificate dall’International Institute for Strategic Studies, nel 2023 hanno superato i 2.200 miliardi di euro, nuovo record assoluto, in aumento del 9% rispetto al 2022, ben sapendo che quello del 2023 sarà un primato solo temporaneo, che certamente sarà battuto nel 2024. Per le aziende che operano nel settore del commercio delle armi è boom di ordini e delle quotazioni in Borsa.

Tutto questo ha un prezzo molto alto: la fame nel mondo è causa e conseguenza dei conflitti. Nel 2021, l’85% dei 258 milioni di persone in condizioni di crisi alimentare, vive in paesi colpiti da guerre. (Azione contro la Fame – La Repubblica 23 maggio 2023).

Le guerre hanno un impatto devastante sulla capacità delle persone di produrre cibo o di accedervi e in alcuni casi la fame è volutamente usata come metodo di guerra per stremare la popolazione e renderla ancora più vulnerabile. Gli atti concreti che provocano la fame sono: sfollamenti forzati, distruzione o saccheggio dei raccolti, l’espropriazione dei terreni, distruzione delle infrastrutture e dei servizi essenziali, contaminazione dei terreni agricoli con le mine antiuomo e, non da ultimo, ostacoli all’accesso umanitari.

Nel 2023 il numero di conflitti armati è il più alto dalla seconda guerra mondiale. L’ultimo, quello in corso fra Palestina – Israele è uno dei più drammatici esempi di questa spirale distruttiva.

All’atroce attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha provocato 1200 vittime e più di 200 persone prese in ostaggio, con stupri di guerra sulle donne israeliane, ha fatto seguito lo sproporzionato assedio della Striscia di Gaza da parte del governo israeliano con bombardamenti a tappeto, uccidendo più di 30.000 palestinesi, inclusi bambini, donne e anziani, la distruzione di ospedali, scuole, presidi delle Nazioni Unite, il taglio dei rifornimenti di carburante, cibo, acqua, assistenza sanitaria.

Questo massacro ha spinto il Sud Africa a presentare alla Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU una istanza di genocidio nei confronti di Israele e la Corte ha stabilito, in attesa di decisione sugli atti di genocidio, che è reale il rischio e la grave violazione del diritto internazionale.

Questa è una escalation di crimini di guerra, che condanniamo e che debbono essere fermati immediatamente per affrontare politicamente e culturalmente le cause che li hanno determinati. Occorre applicare il diritto internazionale, il diritto di autodeterminazione di entrambi i popoli, come riconosciuto dalle risoluzioni delle Nazioni Unite. Se non si riconosce questo diritto, in quella regione continueranno a crescere gli estremismi.

Come qualcuno ci ha recentemente ricordato «Ogni guerra è una sconfitta. Non si risolve nulla con la guerra. Niente. Tutto si guadagna con la pace, con il dialogo».

Come rete di Luminosa siamo convinti che la Pace va promossa attraverso il rispetto tra i popoli, la convivenza civile, la tolleranza e l’accoglienza: senza che nessuno Stato imponga nulla ad un altro Stato. Senza eliminare, come nel caso di Navalny, gli oppositori al potere.

I problemi non si risolvono con le armi, ma con il dialogo, con la politica. Le guerre iniziano e si susseguono con ritmo e intensità crescente e non finiscono, alimentando, come appena visto, la fiorente industria e il commercio di armamenti. È una logica distruttiva che va fermata, la guerra non è mai una soluzione, non può essere l’unica opzione in campo e l’orrore non deve diventare un’abitudine. La pace vale più di una vittoria.

Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: sono gli uomini che scelgono di fare la guerra, nelle loro mani il potere di non farla.

Per questo come Luminosa diciamo: basta alla guerra! Cessate il fuoco.

Solo con un cessate il fuoco permanente sarà possibile raggiungere in piena sicurezza i civili colpiti, assicurando beni e servizi essenziali e interventi salvavita in un’azione umanitaria coordinata e di larga scala, necessaria per rispondere in modo adeguato alla gravità dei bisogni della popolazione. Questo è il nostro grido e per questi motivi aderiamo all’appello della “Rete italiana Pace e Disarmo” di mobilitarsi insieme nelle piazze, per ribadire il no a tutte le guerre e il no al riarmo, per costruire un mondo di pace, sicurezza e benessere per tutte e per tutti, per chiedere alle istituzioni italiane ed europee di scegliere la via della pace.

L’INIZIATIVA “PER RIMANERE LIBERI E UMANI”

Ci ritroviamo in piazza Curiel a Biella domani alle 17.15. Portate le vostre bandiere della pace. Saranno presenti anche le “Donne in cammino per la pace” con i loro cartelli “Cessate il fuoco”.

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