Da Biella alla Groenlandia per un docufilm

Viaggiare per conoscere, entrare in punta di piedi in un bosco o navigare a vela, senza turbare l’ecosistema. Si chiama turismo lento, è fatto di cammini e silenzi, molto spesso di viaggi cuciti su misura da piccoli operatori che, sfruttando l’esperienza e le qualifiche di guida alpina, geologo, skipper o di accompagnatori accreditati, organizzano avventure esperienziali ed escursioni alla scoperta “gentile” del mondo. Il nuovo business che affianca le agenzie di viaggi tradizionali e i grandi tour operator, anche nel Biellese sta prendendo piede. Ma qualche volta capita che l’offerta, per la sua singolarità, valga videoriprese professionali e filmati scientifici che vanno oltre gli scatti spettacolari di luoghi incontaminati e talvolta “ostili” della terra. E capita anche che un cliente speciale, in questo caso il Wwf, interessato a esplorare e documentare l’estremo Nord del mondo, partecipi alla spedizione. «Nel corso delle estati ‘21 e ‘22 Quicksilver, la nostra barca, è partita da Genova per fare rotta sull’estremo Nord» spiega Carlo Gabasio fondatore di Overalp insieme a Stefano Maffeo e Paolo Falco. Il team ha dedicato alla montagna e alle attività outdoor buona parte della propria vita mettendo a profitto l’esperienza con lo scopo di raggiungere nuovi obiettivi imprenditoriali.
Così lo scafo di alluminio (un Cutter di 16,59 metri) strutturato per affrontare la navigazione in mezzo ai ghiacci, ha accolto a bordo lo staff di Wwf Italia “Le vele del panda” formato da Isabella Pratesi (figlia del fondatore Fulco), Joelle Montesano (biologa marina) e Claudia Amico (regista e fotografa) in missione per realizzare un docufilm sul cambiamento climatico e sulla vita dei cetacei. Una versione biellese dell’avventuroso diario di viaggio verso la costa Est della più grande isola del mondo, il 26 gennaio sarà inoltre presentata al Verdi di Candelo dai protagonisti Paolo e Michele Falco, Carlo Gabasio e Davide Dematteis.
«Dopo 10 anni siamo tornati in Groenlandia» aggiunge Gabasio.
«Lungo il percorso sono stati organizzati diversi tour per i nostri clienti in cui i trekking erano scanditi dagli spostamenti via mare». Poi, seguendo la mappa dei ghiacci, Quicksilver è partita dall’Islanda attraverso iceberg, growlers (superfici affioranti più piccole ma molto insidiose) e vere e proprie “cattedrali gelate” mobili e soggette alle correnti e ai venti. «Il Wwf ci ha raggiunti in agosto in Groenlandia. Con il team abbiamo navigato il fiordo Scoresby Sund, lungo oltre 350 km, scendendo a terra ove possibile per monitorare il ritiro dei ghiacciai e lo stato dell’inquinamento provocato da reti strappate dei pescatori, galleggianti e plastiche portate dalle correnti. Purtroppo in questo viaggio i ricercatori hanno dovuto constatare la presenza in forte calo dei cetacei. Abbiamo visto un bue muschiato dalla lana caldissima e le tracce degli orsi bianchi». E lungo il viaggio non è mancato un vero brivido: un coraggioso tuffo nel mare a 4 gradi con prevedibile e immediata risalita a bordo. La troupe ha intervistato i pescatori inuit che si stanno adattando al cambiamento. «Il ritiro dei ghiacciai “disegnato” sulle rocce va di pari passo all’avanzare dell’acqua. Questo costringe la popolazione a rivedere l’uso delle motoslitte per spostarsi e per pescare. Così devono organizzare diversamente la loro vita a terra e il loro lavoro, principalmente la pesca» conclude Gabasio. «Ma questo sarà il Wwf a spiegarlo nel suo documentario».
PAOLA GUABELLO

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