Don Giovanni Fasoli a Vigliano. «La sfida? Connettersi sì, ma con i ragazzi». Fotogallery

Foto Giuliano Fighera.

Giovani e social, per isolarsi o per restare connessi? Attorno a quest’interrogativo ha girato l’intervento di don Giovanni Fasoli venerdì a Vigliano nella serata tenuta dai salesiani nell’ambito delle iniziative di festeggiamento del loro fondatore San Giovanni Bosco.
L’incontro era destinato agli over 17, ai genitori e agli adulti ed è seguito a quello pomeridiano dove il sacerdote, docente universitario di psicologia dell’adolescenza e cyberpsicologia, ha saputo catturare con la sua verve l’attenzione dei numerosi adolescenti che hanno riempito la sala e si sono “staccati” per un’oretta abbondante dai loro cellulari.
In serata l’esperto si è rivolto agli adulti invitandoli a cogliere la sfida di “connettersi”, entrare in relazione con i ragazzi, diventando “educatori riflessivi”.
«Sappiamo» ha chiesto «cogliere l’ambivalenza dei social, scoprire come ad esempio il fatto di apparire su un profilo può aiutare qualcuno a costruire un’identità e ad avere autostima? Riconosciamo che la scuola sarebbe morta durante il Covid senza il digitale?».
Poi, rispondendo a coloro che sono preoccupati perchè i loro figli e nipoti passano ore con i cellulari in mano, ha suggerito: «Smettiamo di fare gli “indignati speciali”. Chiediamoci - ha aggiunto - se i ragazzi si connettono alla rete per isolarsi dalla realtà o per stare “vicini a chi è lontano”: condividere commenti su serie, video, ecc. Dobbiamo prendere coscienza che il problema è relazionale e riflettere che bisogno c’è dietro a quel segnale, altrimenti si affermano stili di vita che rischiano di diventare psicopatologia quotidiana, atteggiamenti che deploriamo nei giovani, ma che spesso noi stessi adulti assumiamo e autogiustifichiamo con l’alibi degli impegni di lavoro». Don Fasoli ha spiegato che esistono i “Nomo” no mobile cioè chi teme fortemente di perdere il cellullare e i “Fomo” che temono di essere tagliati fuori dalla vita sociale degli amici, di non essere invitati da qualcuno perchè sconnessi in quel momento. A volte la conseguenza il “Vamping” cioè l’aggirarsi per casa a tarda sera come vampiri per restare connessi a guardare serie tv o a pubblicare post vari… Oppure ancora è diventato quasi accettabile quello che una volta si definiva maleducazione oggi si chiama “Phubbing” ovvero ”snobbare” la relazione reale in presenza per mettersi a usare il proprio cellulare e quindi “assentarsi” da un dialogo, una lezione, ecc. per “sbirciare“ il telefono e controllare se ci sono messaggi a cui rispondere o chattare con qualcuno, senza curarsi del nostro interlocutore.
ANNALISA BERTUZZI

© RIPRODUZIONE RISERVATA