È biellese la “tricicletta”: stabile e adatta
a trasportare di tutto

Il mezzo innovativo è prodotto da un’azienda di Quaregna: durante l’Adunata degli alpini due cicli saranno utilizzati dalla Croce Rossa di Biella

Il mondo delle biciclette elettriche fa un balzo in avanti: si chiama Tricy, ha tre ruote che consentono una completa stabilità, ma anche uno snodo speciale che permette alla sezione anteriore di basculare, “pennellando” con naturalezza un percorso ricco di curve. È stata ideata e sviluppata nel nostro Biellese, alla Proteco di Quaregna Cerreto, società leader nella tecnologia delle macchine per fabbricare cavi elettrici. «L’idea di Tricy» spiega Marino Ozino, amministratore Proteco, «nasce anni fa, quando mia figlia Stefania notò come la bicicletta fosse un mezzo difficile per gli anziani con l’equilibrio diventato più incerto. Insieme a Stefania ricordammo mio zio Vittorio, classe 1893, che ogni anno durante le ferie, in sella ad una Bianchi di 30 chili e carico di bagagli, faceva un viaggio a tappe fino al sacrario di Re di Puglia in Friuli, dove rendeva omaggio ai suoi compagni di armi caduti nella Grande Guerra. Con l’età purtroppo questo “rito” era diventato impossibile. È lì» continua Ozino «che Stefania ebbe l’idea di proporre un triciclo al posto della bici, però reinventato con una soluzione che risolvesse il problema del ribaltamento in curva per forza centrifuga tipico del triciclo, e che permettesse di conservare per intero il piacere di “stare in sella”. L’idea, sviluppata in dettaglio, è diventata un brevetto a nome di Stefania. Questo brevetto è rimasto a lungo nel cassetto in attesa di tempi più favorevoli a questi mezzi, ed è tornato in pista solo qualche anno fa, quando il concetto di green ha cominciato a prendere vita. Premesso che il nostro core business è sempre la produzione di macchinari per cavi elettrici» prosegue Marino Ozino «da alcuni anni abbiamo investito su questo prodotto in termini economici e di struttura e, impegnando un valido team di tecnici ed ingegneri, abbiamo realizzato una serie di prototipi, in modo da verificarne la funzionalità e l’affidabilità. Abbiamo anche cominciato ad esplorare il mondo web rilevando l’assenza di un’idea simile, cosa di cui abbiamo avuto conferma partecipando alle fiere della bicicletta. Questo ha dato vigore al nostro progetto e motivato un’ulteriore spinta a investire sul personale».

Al momento il progetto Tricy è totalmente definito e lanciato in produzione. «Si tratta di un primo lotto non più prototipale, di un centinaio di pezzi. La tricicletta consiste in un corpo anteriore e uno posteriore con due ruote, accoppiati attraverso un sistema snodato. La trazione, elettrica a pedalata assistita, è dotata di motore centrale ed è ripartita sulle ruote posteriori mediante differenziale. La frenata dispone di freni a disco da 160 mm potenti e adeguati anche nel trasporto di merci. La batteria è ricaricabile e di capacità adeguata. La parte posteriore può essere allestita con un cassone dotato o meno di coperchio, che può avere usi molteplici: trasporto di merci e attrezzi, della spesa, e anche dei cani. E poi abbiano la versione “famiglia”, dotata di panchetta e cintura specifica per i bambini. Mia figlia porta regolarmente le mie nipotine a scuola con Tricy. La parte posteriore è larga come il manubrio, circa 65 centimetri, quindi, come per le biciclette, passa nello spazio dove passa il suo manubrio».

Tricy è stata sottoposta a collaudo in centri autorizzati. «Il telaio è stato sottoposto a pesanti cicli di sollecitazione a fatica, addirittura oltre quanto richiesto da normativa. Tricy è quindi pronta a prendere la strada». Nel frattempo è iniziata la campagna comunicativacon l’apertura del sito www.tricy.it e messaggi attraverso Facebook, Instagram e Youtube. «Il prodotto è pronto e verrà inizialmente messo in produzione in piccole serie per valutare l’accoglienza del mercato. Non appena la risposta sarà diventata vivace, i lotti produttivi diventeranno via via più consistenti fino a diventare produzione industriale. Una regola sarà in ogni caso conservata: produrre nel Biellese, magari acquisendo capannoni dismessi. Restare quindi in Italia, a differenza di grandi marchi che vanno a produrre in Asia. Il nostro obiettivo è di arrivare a produrre un migliaio di triciclette all’anno entro i primi 3 anni».

Il costo di Tricy, conclude Ozino, è allineato a quello delle biciclette con pedalata assistita pur essendo questo un prodotto più avanzato tecnologicamente, e polifunzionale.

Un contributo al progetto, in veste di collaudatore, è arrivato da Lorenzo Tonella: «Da appassionato di meccanica e di bicicletta, Tricy mi ha entusiasmato per la costruzione, per il potenziale delle tre ruote e per l’utilizzo come una bici a due. È infatti lunga come una bicicletta da 28 pollici e ha la stessa maneggevolezza. Trasmette equilibrio e sicurezza, fattori importati all’idea di trasportare bambini. Con il progetto Tricy si lancia un messaggio di innovazione possibile. E un messaggio di speranza ai giovani: “Se avete delle idee credeteci e portatele avanti”».

Appena nata, Tricy sarà subito protagonista all’Adunata Alpini, con due triciclette che saranno usate dalla Croce Rossa di Biella per muoversi nelle zone pedonali.

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