Il presepe meccanico da favola a casa Carpo

Appassionato di bricolage, nella sua tavernetta Sergio realizza un villaggio natalizio con particolari sempre nuovi e sorprendenti

Siamo spesso portati ad andare lontano con la nostra mente, a pensare che tutto ciò che abbiamo intorno non è abbastanza e si debba forzatamente allontanarsi dalle proprie abitudini, radici e usanze. La realtà, in alcuni casi, ci dice esattamente l’opposto. Questa storia rientra in quell’insieme di tradizione, territorialità e vicinanza. Parliamo di Sergio Carpo, cossatese residente in via Dante, che da trent’anni mette in moto il suo grande presepe meccanizzato.

Un villaggio di Natale da favola

30 sono gli anni passati ad esibire il proprio presepe. Sergio Carpo, attraverso il “suo” villaggio mette in campo una sconfinata passione che, unita alla tradizione del Natale, lo ha portato ad aprire le porte di casa a molte persone negli anni, come ci racconta: «Nel tempo sono passate molte persone nella mia tavernetta per visitare il presepe. Ci sono gli abitudinari che vengono a farmi visita ogni anno, ma anche chi lo guarda per la prima volta. In passato ci sono state anche scolaresche. C’è anche chi chiede qualche novità. Ad esempio, quest’anno ho aggiunto gli angeli che si manifestano nella notte sopra la capanna».

E come fa ad esserci la notte in un presepe statico? Ammirando l’opera, di circa 3x2,5 metri, si può assistere ad un’intera giornata. Durante le ore di sole il villaggio vive la quotidianità: alla destra di chi osserva c’è chi sforna il pane, alla sinistra chi taglia la legna. Tra distese di prati e animali che vagano per il paesaggio e lungo le sponde del fiumiciattolo, ai piedi delle montagne si trova il simbolo del Natale, la capanna. Questa si illumina nella notte, al pari della stella cometa che supera la catena montuosa. I canti natalizi scandiscono le ore della giornata, accompagnano la visione dello spettatore. La particolarità di questo presepe è la meccanizzazione del movimento di ogni componente. «Per il movimento di ogni parte – spiega Carpo – ci sono dei motorini da 12 volt che servivano per far funzionare i tergicristalli delle Fiat Cinquecento e Seicento. Inoltre, ci sono tre statuine in cartapesta che mi porto dietro dal primo presepe che feci quando ero bambino».

È l’ultimo anno?

Un presepe di tale portata richiede cura e manutenzione che solo chi lo vede può immaginare. Carpo, che ogni anno si trova a collegare cavi, accendere luci e far scattare interruttori, all’età di 83 confessa con qualche segno di evidente commozione: «Non so se andrò avanti a tenerlo. Alla mia età scendere sotto il tavolone per collegare tutto inizia a essere pesante. Sarebbe bello trovare qualcuno a cui affidare questa creazione, qualcuno che colleziona questi presepi o abbia voglia di occuparsene». Se questo capitolo giungerà alla fine lo sapremo solo ai margini del Natale 2025, anche se avendo conosciuto Sergio Carpo, uomo di grande passione e cura per ciò che possiede, non possiamo mettere la mano sul fuoco che questa sia l’ultima volta.

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