In Madagascar, tra i bambini
che vivono a Tsara-Zaza

La richiesta dei missionari è di sostenere la ricostruzione di un bungalow che è stato distrutto da un ciclone: accoglie piccoli con disabilità

Nel cammino che ci accompagna alla Pasqua prosegue la presentazione dei progetti che il Centro Missionario Diocesano diretto da padre Roberto Melis propone di sostenere. Di seguito pubblichiamo la testimonianza arrivata dal Madagascar.

Il Centro di accoglienza “Tsara Zaza” (che significa “Bei Bambini”) è nato a Mananjary, costa est del Madagascar, per accogliere bimbi e ragazzi da zero a venti anni circa che siano orfani o con gravi problemi di malnutrizione o disabilità. Il numero di bambini accolti varia sempre intorno ai 50 e, per dar loro ospitalità, il centro è composto da un grande edificio in cui dormono i neonati e i bambini diversamente abili, poiché questi hanno bisogno di maggiore assistenza rispetto a quelli che, invece, possono essere ospitati in bungalow con letti a castello e sorvegliati da un solo responsabile per dormitorio.

Il Centro di Tsara Zaza era dotato di un bungalow in muratura e di altri tre in parziale muratura che in due riprese sono stati distrutti dai cicloni degli anni 2022 e 2023. Si è provveduto alla ricostruzione di due di essi e ora l’associazione di volontariato Costruire Insieme, che sostiene Tsara Zaza, cerca aiuto per la ricostruzione del terzo. I bungalow sono dotati di una zona con letti a castello, tavolo per studio e scaffali per gli indumenti. Inoltre, ogni bungalow possiede i servizi igienici e una doccia. Si cerca di unire i ragazzi più grandi con quelli più piccoli in modo che vi sia scambio di esperienza. I ragazzi devono provvedere al rifacimento del letto la mattina prima di recarsi a scuola e a un po’ di pulizia generale, che viene completata dalle dipendenti addette all’igiene del Centro. Tsara Zaza è dotata di una sala ricreazione e di una sala studio per la scuola dei bambini diversamente abili che non possono frequentare scuole esterne, con alternanza oraria per il doposcuola dei più piccoli al rientro dalle lezioni. La sera, invece, tutti gli ospiti si recano nella cappella interna, detta del Buon Gesù, per pregare insieme guidando a turno la preghiera a favore del Centro e dei benefattori. Tutti gli ospiti di Tsara Zaza vengono affidati ufficialmente dal Tribunale dei Minori di Mananjary e rimangono al Centro per sempre o per il tempo che viene ritenuto necessario dai sanitari locale e dalla Giudice dei Minori. I bambini vengono regolarmente visitati dal medico assunto dal Centro e, in caso di bisogno, ricoverati all’ospedale Sant’Anna della diocesi.

Il grande orto del Centro, ben coltivato dai giardinieri, provvede in buona parte alle necessità di verdura e frutta, grazie anche ad un laghetto cisterna con cui si può irrorare il terreno nei periodi di siccità. Con un discreto successo vengono allevati maiali e galline ovaiole, sia per le necessità alimentari di Tsara Zaza sia per la vendita all’esterno.

La domenica mattina l’economo della diocesi, Padre Emmanuel, o talora quando libero anche il vescovo di Mananjary, Monsignor José Alfredo, celebrano la messa nella cappella interna. Molto spesso il Centro è occasione di visite da parte di organizzazioni di volontariato anche straniere e sottoposto a controlli di responsabili dello stato malgascio. Tra i “figli” del Centro due si sono già laureati e tra quelli che frequentano il liceo ci sono i due migliori allievi. Non possiamo dire lo stesso di alcuni bimbi che frequentano le scuole elementari pubbliche e che fanno molta fatica con lo studio. Alcuni dei bambini diversamente abili hanno ripreso qualche funzione fisica grazie anche alla fisioterapia che viene fatta regolarmente. Ad esempio, la nostra Martha non usa più i piedi per scrivere e disegnare, ma riesce a farlo con le mani e ha anche un’ottima calligrafia. Ogni mattina è bellissimo vedere i bambini che escono dal Centro per andare a scuola con i loro grembiulini e zainetti come se fossero una grande famiglia.

La nostra speranza è che il muro di recinzione in cemento, lungo quasi 400 metri e alto due o tre metri a seconda della zona, perimetrale al Centro che abbiamo appena terminato di costruire, possa essere di effettiva protezione delle strutture dai danni dei cicloni, cosicché non si debba più investire risorse per ricostruire, bensì per creare nuove strutture atte a determinarne un sempre migliore funzionamento.

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