In pensione il re della paletta

Un attestato a Claudio Marabelli che ha lasciato l’attività al nipote

La “paletta”, scapola del maiale una volta riservata ai poveri, insieme alla polenta e le patate, dal 2004 è tra i prodotti inseriti nei presidi Slow Food, e il “maestro” di questo prosciutto, tipico di Coggiola, è Claudio Marabelli. Un negozio in via Garibaldi gestito da mezzo secolo, e prima di lui i suoi genitori, a far data dal 1923, come produzione di salumi tipici. Ora ha deciso di andare in pensione, e il sindaco Paolo Setti gli ha riservato una giornata speciale in municipio

«Non potevamo come amministrazione» dice il sindaco «non consegnare una targa al merito professionale a questo nostro concittadino, che ha saputo mantenere in vita una delle tradizioni più alte del nostro paese, un’arte culinaria che ci rende conosciuti ben oltre il Biellese». Insieme alla vicesindaco Laura Speranza e ai consiglieri comunali Ermes Brera Molinaro e Davide Pizzigoni (foto) il sindaco Setti ha consegnato una targa al “re della paletta” e a sua moglie Maura, che ha condiviso l’attività del marito. A Coggiola anche il fratello di Claudio, Graziano Marabelli, ha un proprio negozio in via Roma. Continua il sindaco: «Ora la macelleria di Claudio continua con il nipote Gianmaria, e ne siamo felici, perché così che non va persa una vera e propria eccellenza del nostro paese».

La prima volta che negli annali compare la parola “paletta” risale al 15° secolo. «Dal 1700» racconta un informatissimo sindaco «diventa un prodotto tipico di Coggiola «Il nome “paletta” si spiega con la forma della scapola del maiale, che pare proprio una paletta. Non era certo il pezzo migliore dell’animale, ma le cosce andavano ai più ricchi e ai notabili, così che la povera gente si ingegnò a trasformare un pezzo “povero” in un piatto che oggi tutti ci invidiano». Per conservare i pezzi di scapola più a lungo, le donne iniziarono a usare spezie, che danno unicità alla paletta. Ricorda il sindaco Setti: «La mia mamma, che è mancata l’anno scorso, aveva una memoria di ferro, ed è una delle coggiolesi che ci ha tramandato la ricetta antica della ricetta». Una ricetta che non può, per legge, essere riprodotta in modo industriale, ma che deve restare circoscritta alla produzione artigianale.

«Claudio» continua il sindaco «è stato un maestro nel suo laboratorio di via Garibaldi che faceva tutt’uno con il negozio». È stato proprio con Claudio Marabelli che è decollato il progetto di Slow Food.

Continua Setti: «Mi ricordo la telefonata di Carlin Petrini (fondatore di Slow Food, ndr). Allora ero il vice del sindaco Angela Pastore, e ci fu chiesto se a Coggiola c’era ancora qualcuno in grado di produrre la paletta secondo l’antica ricetta. Iniziò così l’iter del riconoscimento della paletta come prodotto Slow Food».

Ed è alla paletta che la Pro loco di Coggiola dedicata ogni anno la sagra enogastronomica degli inizi di ottobre, insieme al Macagn, altra tipicità di un paese che in cucina in pratica non ha nulla da imparare.

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