Itma 2023: edizione straordinaria. Foto

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Un vero tour de force, Itma 2023, che ha visto in linea i biellesi. Non solo i produttori di macchine tessili che hanno sfoderato le loro novità ma pure tanti imprenditori che, in visita negli stand, erano pronti a pianificare investi- menti per aggiornare i loro impianti di produzione. Da giovedì 8 fino allo scorso mercoledì il flusso è stato costante e intenso.
«Purtroppo sono mancati un po’ i cine- si. A causa della pandemia prolungata, Itma Asia è stata spostata a novembre di quest’anno e molti di loro attendono il salone più vicino a casa» commenta Marilena Bolli. Nel suo stand, Pinter Caipo, il pubblico si è affollato attorno all’innovativo robot che monitorando in modo continuativo lo stato di ogni fuso sul filatoio, è in grado di riparare le rotture del filato rapidamente, lavorando 24 ore su 24. «Il prototipo è pronto, ora si tratta di avviare la produzione su larga scala adattando l’Apr a tutti i tipi di filatoi cotonieri e lanieri» aggiunge Bolli. Nell’angolo bar dello stand, e non solo il suo, i prodotti made in Biella hanno trovato degno spazio, dalla paletta alla pasticceria a marchio De Mori, fino alle bottiglie di Menabrea e Lauretana vesti- te dei colori e del logo dell’azienda. «La fiera è andata benissimo» aggiunge Chiara Bonino. «In effetti se da Cina e Sud Est asiatico non sono arrivati in molti, clienti europei e dal Nord e Sud America hanno compensato ampiamente. Siamo tutti soddisfatti per un salone che è andato ampiamente oltre le aspettative per progetti e presenze».
A Itma ha vinto l’arte dell’alta manifattura declinata in mille soluzioni, in macchinari lunghi fino a una decina di metri o pesanti decine di quintali in cui, anche i non addetti ai lavori possono leggere e percepire il lavoro dell’uomo dal bullone all’intero blocco, ma pure la passione dei costruttori, con gli italiani a far la parte del leone, calibrata fino al minimo dettaglio. «Le macchine che abbiamo in esposizione, per la prima volta nella nostra storia, sono già tutte vendute; una volta terminata la fiera alcune di esse partiranno per India e Pakistan e altre per l’Italia» spiega Andrea Bozzo, Ceo di Flainox, costruttore di macchine per la tintoria in capo che limitano al massi- mo l’uso di energia e acqua nel rispetto dell’ambiente. «Le loro dimensioni sono notevoli ma sono state studiate appositamente per poter essere trasportate in un container dopo un profondo lavoro di restiling. Sono costruite interamente in acciaio inox 316, per garantire una durata massima e un minimo rilascio di Cfp, l’impronta di anidride carbonica sul pianeta». Nei corridoi dove non sfugge la mano dei professionisti nella realizzazione di vere e proprie scenografie fra soppalchi e piani rialzati, reception colorate e arredate nei particolari, stuoli di venditori “in divisa” hanno presidiato le diverse aree pronti ad accogliere una Babele di uomini d’affari in turbante, manager in morbidi tailleur, tecnici in doppio petto e abiti casual. E in tanti hanno sdoganato le sneaker per poter percorrere in lungo e in largo i padiglioni di Fiera Milano, con una media di 15, 20 chilometri bruciati a giornata. Non sono mancati i giovani, compresi i ragazzi dell’Its Tam Biella ospiti delle aziende di Acimit, in rappresentanza di quella fondamentale componente del futuro del comparto tessile, oggi più preziosa che mai. «È importante che i giovani siano coinvolti, che si aggiornino e vedano quante belle cose si possono fare per realizzare un tessuto» commenta Franco Ferraris (Lanificio Zegna) in esplorazione con il nipote Francesco (Tintoria e Finissaggio Ferraris). «Le fabbriche hanno cambiato volto grazie a macchine come queste, oggi ci vogliono competenze di alto livello per lavorare nei reparti». «Ogni anno dobbiamo rinnovarci, il salone è un ottimo momento di esplorazione per pianificare i prossimi acquisti» spiega Alessandro Barberis Canonico. L’occhio critico di filatori e tessitori durante l’expo ha misurato le prestazioni, i tempi, gli investimenti necessari a mantenere competitiva l’azienda passando dai processi per il riciclo di materiali pre e post consumo alle termo saldature, dai tagli laser ai telai che a intermittenza venivano azionati in fiera, fino ai processi più avanzati di nobilitazione in linea con le produzioni sostenibili e in evoluzione continua e agli impianti peculiari e in dimensione contenute per ricamare e stampare dove la mano dell’uomo si compenetra con l’esplosione della digitalizzazione per arrivare a risultati eccezionali.
Carlo Piacenza affiancato dal figlio Ettore conclude. «Itma è un evento fantastico. È come entrare nel Paese dei balocchi, in un concentrato di suggestioni, non solo quelle che interessano direttamente ognuno di noi. La fiera consente di esplorare altri campi dai quali arrivano le idee per contaminare le nostre produzioni, per risolvere i problemi. Nel passato i costruttori pensavano alle grandi produzioni, oggi invece vengono incontro alle piccole e medie imprese come le nostre, con una sofisticazione incredibile. Questo ci consente di dare servizi migliori aggiuntivi ai nostri clienti».

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