La storia. Due mesi di coma, otto di ricovero: ora per Marco inizia una nuova vita e il sogno di tornare a fare il cuoco

Un terribile incidente in auto a giugno 2020. Un durissimo periodo fatto di interventi, cure e riabilitazione. E adesso il sogno: tornare a fare il cuoco

L’INCIDENTE
Era il 20 giugno 2020 quando verso l’una di notte Marco ha avuto un terribile incidente con la sua auto e ha perso conoscenza. Ricorda il padre Massimo: «È stato trasportato d’urgenza all’ospedale, dove è stato soccorso e stabilizzato. Marco non è mai andato in arresto cardiaco, ma presentava varie abrasioni sul corpo, si era rotto il femore, ha subito un trauma cranico e l’asportazione di un rene». Un mese di coma, poi il trasferimento da Biella a Novara dove i medici hanno ridotto l’ematoma. E quindi, una volta che la sua situazione si è stabilizzata, il rientro a Biella. Ha impiegato quasi due mesi a riprendere conoscenza, prima di es- sere ancora trasferito, stavolta all’ospedale di Orbassano, dove ha iniziato un lento e faticoso percorso riabilitativo e ancora adesso, una volta a settimana, deve recarsi nella cittadina torinese per sottoporsi a specifici trattamenti. Marco ha iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel solo nel febbraio 2021, otto mesi dopo l’incidente, quando fu dimesso e poté tornare a casa.

LA TESTIMONIANZA DI MARCO
In quell’occasione aveva raccontato la sua vicenda in un video struggente realizzato dall’Asl Biella. «Quando ti ritrovi in certe situazioni» aveva spiegato «ti rendi conto veramente di quanto la vita sia un bene unico. Prima dell’incidente non lo capivo fino in fondo. Ma dopo quello che mi è successo, dopo che tante persone sono state male per me, ne ho capito piena- mente il valore. La mia situazione era gravissima. Se sono riuscito a sopravvivere, se oggi sono qui, se posso reggermi sulle mie gambe e raccontare la mia vicenda nonostante qualche problema alla vista che ancora mi porto dietro, è grazie alla mia forza di volontà. Ma non solo. Anche alle persone che mi sono state vicino: alla mia famiglia, a mio fratello e a mio nipote piccolo ai quali pensavo nei momenti più difficili; alla mia ragazza di allora, che è stata un imprescindibile punto di riferimento; a un amico infermiere. E poi agli altri infermieri, ai medici, agli operatori sanitari che mi hanno trovato quel giorno, che mi hanno operato, curato e seguito. Quel 20 giugno 2020 non lo dimenticherò mai. Ha cambiato la mia esistenza, dapprima in peggio ma oggi in meglio perché ho capito che la vita non ha solo un senso, ma tanti sensi e puntano tutti in un’unica direzione. Una direzione che ti porta a stare bene, a cercare essere felice e di essere una persona nuova, diversa, migliore. Solo quando capitano certe  tragedie ci si rende conto davvero di quello che si ha».

IL RITORNO AL LAVORO
Il lieto fine, nella vicenda di Marco, è dunque stato possibile grazie alla collaborazione tra i reparti, medici e infermieri dell’Ospedale di Biella e al lavoro di rete - in questo caso efficiente - del sistema sanitario piemontese, che ha visto coinvolti i presidi di Biella, Novara e Orbassano. È una storia a lieto fine, anche perché Marco oggi sta aspettando di tornare a lavorare come cuoco, la sua grande passione. Dopo alcuni intoppi burocratici la sua situazione si è sbloccata. Papà Massimo conferma: «Abbiamo avviato una nuova pratica. Stiamo aspettando che ci chiamino dalla Medicina Legale dell’Asl per effettuare la visita di idoneità lavorativa, in modo che vengano poi attivate l’Inps e il Centro per l’Impiego per il tirocinio formativo, step che consente di tornare a lavorare a tutti gli effetti. Abbiamo passato tutti un ultimo anno e mezzo veramente difficile. Ma oggi possiamo tirare un sospiro di sollievo perché Marco può ricominciare una nuova vita».

RIANIMAZIONE E URP
Commenta l’équipe della rianimazione dell’Asl: «Questa vicenda mette in luce l’importanza della qualità tecnico-professionale di tutti gli operatori coinvolti e della sinergia tra le varie strutture, Pronto Soccorso e Blocco Operatorio in particolare. Sono state messe in atto procedure di emergenza che hanno permesso una stabilizzazione del paziente a seguito di un grave politrauma. Le cure specialistiche e multiprofessionali ricevute successivamente da Marco in altre strutture piemontesi e all’ospedale di Biella evidenziano l’efficacia della rete ospedaliera regionale e del 118 nella presa in carico e nella gestione di casi complessi che richiedono un trattamento tempestivo per favorire un outcome positivo, come avvenuto in questo caso». L’Ufficio Comunicazione e Urp aggiunge: «Abbiamo appreso la storia di Marco grazie all’interesse del dottor Umberto Colageo, responsabile della Rianimazione, che ha portato la testimonianza diretta da parte del ragazzo quando, a distanza di 8-9 mesi dall’incidente, è finalmente tornato a casa passando a salutare il personale del reparto di Rianimazione, che lo aveva curato dopo l’infortunio. Questo dimostra quanto è importante avere un centro di terapia intensiva qualificato e tecnologicamente all’avanguardia per il trattamento di pazienti e situazioni critiche».

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