Officina Ugazio da più di 60 anni

Giovanni, premiato nel 2022, racconta la sua esperienza che oggi prosegue con il figlio Davide, attuale titolare

Trovare attività aperte dopo oltre 60 anni, nei piccoli paesi, significa fare un viaggio nella storia di una comunità. È il caso dell’autofficina Ugazio, presente in corso Libertà a Brusnengo da moltissimi anni. Dal nonno Pinuccio, che la inaugurò subito dopo la fine della guerra, a Giovanni, premiato dall’amministrazione comunale nel 2022 per il suo impegno quotidiano e silenzioso in tanti anni di lavoro, fino ad arrivare all’attuale titolare Davide, figlio di Giovanni e fiero responsabile di una delle officine più conosciute ed apprezzate del Biellese orientale (e non solo).

Giovanni frequenta ancora l’officina e non riesce a farne a meno. Classe 1948, ha cominciato da apprendista quando aveva 14 anni. È stato lui ad ampliare la struttura partita, grazie a Pinuccio, sotto a un portone. «Ne ho viste di tutti i colori» dice sorridendo. «La mia vita è stata dedicata al lavoro e continua ad esserlo. Perché? Io sono sempre qui durante la settimana, mi piace aiutare mio figlio e mettere a disposizione la mia esperienza con gomme, freni e ammortizzatori. La soddisfazione più bella è veder uscire le auto sistemate e, il più delle volte, come se fossero nuove».

Originario di Curino, per anni membro della Pro loco del paese e fratello del compianto professor Luigino Ugazio, Giovanni mostra con orgoglio gli attrezzi del mestiere per poi raccontare con serenità la sua lunga trafila fatta di migliaia di auto passate dalle sue mani, suddivise in epoche diverse: «Il lavoro non è mai stato un passatempo» spiega «ma una passione faticosa. Una volta avevamo a che fare con clienti in difficoltà economiche, ricordo il periodo dell’austerity ad esempio dove ho smesso di lavorare la domenica per mezza giornata». Oggi tiene duro, consapevole che in officina c’è ancora bisogno di lui: «Rispetto ad altre realtà più grandi, noi abbiamo sempre lavorato con continuità. Forse la nostra fortuna è stata proprio quella di vivere e avere l’attività in un paese più piccolo in cui ci si conosce tutti e si stringono maggiormente i rapporti umani».

Con Giovanni e Davide lavora soltanto una terza persona: «Cosa succederà? Andremo avanti ancora per qualche anno, poi vedremo. Comunque questo è un mestiere che ha ancora un futuro, purché i giovani abbiano il desiderio e il coraggio di impararlo».

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