Parole - Anche la sanità ha le storie a lieto fine

Ci sono storie che riempiono il cuore. Che fanno sperare e pensare, riflettere e guardare avanti con una sensazione diversa. Di queste storie di vita e sanità, di professionalità e coraggio dalle sale operatorie degli ospedali ce ne sono arrivate, in pochi giorni, ben due. Toste, forti, intense. E fortunatamente a lieto fine. Restituendoci, a meno fino alle prime arrabbiature per un esame impossibile o una visita alle calende greche, una sanità densa di umanità. Una sanità che evidentemente c’è già, possibile e raggiungibile, ma non sempre visibile purtroppo per lei spesso prevaricata dal suo rovescio della medaglia fatto di tempi di attesa infiniti e di diagnosi incerte. Protagoniste delle storie, loro malgrado, due donne che hanno dovuto contrapporre alla gioia della gravidanza la sofferenza per un tumore. Due donne che grazie al lavoro dei medici sono riuscite a superare il male e a dare alla luce il loro bambino.
Sapere, poi, che una di queste storie arriva dall’ospedale di Biella (l’altra è delle Molinette di Torino) è la prova provata che le eccellenze, le professionalità, le meticolose e scrupolose competenze le abbiamo anche noi. Eccome. E le mettiamo in campo, a volte addirittura troppo in sordina. Intuizione e conoscenza, come ci ha raccontato l’Asl, nel caso biellese almeno hanno fatto la differenza in un contesto dove è emerso all’interno dell’ospedale il lavoro di squadra, facendo prendere alla vicenda la miglior strada possibile. Quella intrisa di un’umanità capace di andare a braccetto con il rigore di strumenti e apparecchiature. La stessa strada che tutti vorrebbero sempre e potrebbe consentirci di avere fiducia verso una sanità da medaglia. E non necessariamente da guardare sempre al rovescio. Anche da noi.

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