Parole - Il ricordo di Kevin: quei ragazzi nel cerchio del sentimento. Le foto

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Ci sono immagini che toccano decisamente più d’altre. Decisamente di più. Come quella di ieri a Sagliano su un marciapiede, davanti ad una ringhiera. Non un marciapiede qualunque, non una ringhiera qualunque. Sul primo si sono seduti un gruppo di ragazzi, quasi accovacciati a terra, come si fa nelle feste d’estate, quelle spensierate e divertenti, quelle della musica, dei primi amori, dell’amicizia. Sulla seconda, la ringhiera, quei ragazzi e molti dei loro genitori hanno appoggiato fiori, tanti fiori, attaccato biglietti, tanti biglietti. Perché quel marciapiede e quella ringhiera sono diventati il luogo tristissimo in cui piangere in silenzio, dove pensare e imprecare, dove disperarsi e gridare nell’anima la rabbia. Perché lì lungo una strada qualunque, fatta mille volte, conosciuta a memoria, si è infranta la vita di un ragazzo, si è spento il futuro di un 18enne che, come tanti, a quell’età pensava un futuro di averlo. Ieri, come oggi, invece restano solo le lacrime per piangere. Le lacrime dei genitori, difficilmente consolabili, e quelle degli amici che ieri restando in quella specie di cerchio magico del sentimento è come se avessero teso una mano a Kevin. Per dire e dirgli che qui con loro, evidentemente, ci resterà sempre e per sempre. In un altro modo, ma ci resterà sempre. Probabilmente abbracciato ad ognuno di loro. Un po’ come deve avere già fatto ieri su quel marciapiede e quella ringhiera dove ha perso tragicamente la vita, ma dove gli amici, che qualcosa di lui si porteranno in eterno, hanno deciso di riprenderselo subito e di riportarselo qui con loro in un ricordo più forte di tutto. Una scelta che ha il senso, in mezzo ad una rabbia e a un dolore che stringono cuore, mente e stomaco, di cercare di andare avanti. Probabilmente la stessa cosa che succederà oggi in un Duomo piccolo a contenere tutti e soprattutto le emozioni di tutti. Troppe, perché per piangere un ragazzo di 18 anni le lacrime non basterebbero mai. E a un certo punto finirebbero per diventare brividi nel cuore, come in un’immagine su un marciapiede, davanti una ringhiera. Gli stessi, marciapiede e ringhiera, maledetto e maledetta, che ieri dei ragazzi, degli amici, hanno scelto di vivere per dire e dirsi che Kevin c’è ancora.

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