Parole - La parte di Berlusconi

Che la si guardi da destra, da sinistra o dal centro la morte di Silvio Berlusconi si porta via un pezzo di storia italiana. Inequivocabilmente una parte della più recente storia del nostro Paese, quella della cosiddetta seconda Repubblica, ma non solo.
La dimensione del personaggio, dalla tivù al calcio, da Milano 2 alla politica, gliela hanno attribuita sostenitori e detrattori. I primi con il sogno e il desiderio di essere come il leader gli hanno fornito un seguito non comune; i secondi con un’opposizione sempre accesa, paradossalmente, è come se gli avessero fornito un consenso indiretto del quale ha pure saputo approfittare. È stato tanto il cavaliere, innegabilmente. Per mille perché, passando dai palazzi dell’hinterland milanese, alle televisioni fino al calcio, in una sequenza di successi dove ad un certo punto ha deciso di far entrare pure la politica, rivoluzionandola. Figlio povero dell’Italia della rinascita, intraprendente interprete della prima Repubblica, mattatore della Seconda. Il cordoglio unanime in queste ore è il termometro dell’essere di un uomo sicuramente di parte, la sua, che da quella però ha saputo andare oltre, molto oltre e molto avanti. Diversamente si faticherebbe a spiegarne un’intraprendenza così longeva e senza soluzioni di continuità non facilmente riscontrabile. Piaccia o non piaccia Berlusconi ha rappresentato la nazione e il nostro essere. Con o contro. In un gioco delle parti che spesso ci logora, ma dal quale non si può fuggire. Con lui se ne va un italiano anche comune, ma fuori dal comune. Perché una traccia la lasciano tutti, ma una traccia nella storia non proprio tutti. Da qualsiasi parte la si guardi.

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