Parole - Salvi(ni) dall'intelligenza artificiale?

Dove porterà l’intelligenza artificiale è difficile a dirsi e pericoloso pensarci. Certo però, spingerà oltre l’immaginabile, come ha già fatto intuire con la voce da chansonnier, neanche fosse Yves Montand, di Matteo Salvini, che nell’eloquio ha trasformato il richiamo transalpino al raduno di Pontida al pari della convoca per un galà in un arrondissement parigino. In tema d’Europa il segretario leghista non se la dev’essere sentita di leggere il suo francese: troppo pericoloso, quasi da tormentone. Per conferma chiedere a Renzi che con il suo immortale “first reaction shock”, le interviste a Bbc e Cnbc dovrebbe essersi guadagnato a vita l’interdizione alla sua parola nei paesi anglofoni, così come reels in eterno su Facebook o video impassibili al diritto all’oblio su YouTube.
Salvini, che in fatto di parole d’etimologia straniera si porta a curriculum la grafia di plexiglas in una discussione con l’allora ministro
Azzolina, con il suo ricorso all’artificio sposta un po’ oltre i confini, non quelli che vuole difendere lui, ma quelli dell’essere umano cui appicciare un’applicazione. E gli esempi al riguardo sono diametralmente opposti con la app che allo stesso tempo può costruire immagini vergognose e completare la decima sinfonia di Beethoven. Lo stesso strumento che è amore o morte e può fare qualunque cosa, affidando pericolosamente all’utilizzatore la sua neutralità per orientarla al buono o al cattivo. Una volta ci si soffermava sul QI del- le persone, il quoziente intellettivo, oggi bisogna ragionare sull’uso dell’AI, l’intelligenza artificiale. Che è pericolo forte e opportunità grande. A seconda di come si decida di usarla. Per fortuna nel caso di Salvini non si era neppure Sous le ciel de Paris, come cantava Yves Montand, ma solo sotto il cielo di Pontida. Scherzando, buono al più, in vista del voto europeo, a creare un gap con il “britannico” Renzi.

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