
Quartieri: votano i sedicenni ma non gli stranieri
Il consiglio approva (con polemiche) la modifica con la limitazione a chi non è cittadino italiano o dell’Unione Europea
Ammessi al voto i sedicenni, ma esclusi i residenti che non hanno cittadinanza italiana né dell’Unione Europea: è la decisione del consiglio comunale sul regolamento che disciplina le elezioni dei consigli di quartiere. È arrivata dopo un dibattito lungo e non così sereno e soprattutto è stata presa a maggioranza, rompendo l’unanimità che aveva caratterizzato l’altrettanto lungo processo decisionale sulla partecipazione, un iter che era cominciato nell’ormai lontano 2017 con l’approvazione della prima versione del testo. Hanno approvato la nuova stesura dell’articolo 31 in sedici, ovvero i consiglieri di Forza Italia (tutti e quattro), Lega (tutte e due), Fratelli d’Italia (con due assenze) e Lista Gentile, con il solo capogruppo Riccardo Leonesi. Si sono astenuti Buongiorno Biella e CostruiAmo Biella, ha votato contro il Partito Democratico, sono usciti dall’aula i tre rappresentanti di Biella c’è.
La ragione del dissidio è stata proprio l’introduzione, nella nuova versione del testo, della distinzione che riserva il voto ai «residenti nel quartiere che abbiano compiuto 16 anni e siano cittadini italiani o di uno stato membro dell’Unione Europea, alla data delle elezioni». Quell’ultima frase del testo era quella da cancellare, se fosse stato approvato l’emendamento presentato dalle opposizioni di centrosinistra. Sul tema le obiezioni di Andrea Basso (Pd) sono state anche di natura giuridica, dato il contrasto con lo stesso regolamento dove parla dell’assemblea di quartiere a cui hanno diritto di partecipazione e di voto i residenti senza distinzione di cittadinanza. Ma a far parlare di «tradimento» (Zago, Pd) e di «clamorosa slealtà istituzionale» (Foglio Bonda, Buongiorno Biella) è stato il dettaglio che quella parte del testo era, secondo le opposizioni, andata oltre gli accordi sulle modifiche presi insieme nella conferenza dei capigruppo. Dentro quella stanza quello che si dice è coperto da riservatezza. Anzi, si è registrato anche un altolà del presidente del consiglio comunale Luca Zani alla consigliera Marta Bruschi per aver “detto troppo” in un suo intervento. Ma si è percepito che l’intesa bipartisan era sul semplice allargamento del voto ai sedicenni senza aggiungere ulteriori modifiche che sarebbero figlie, come ha detto il sindaco Marzio Olivero, di un testo «mutuato dallo stesso regolamento del comune di Novara». E si è intuito anche di qualche voce in maggioranza non così convinta della modifica così come era stata proposta. Ma alla fine, e in mancanza di informazioni sulle assenze tra i banchi del centrodestra, non ci sono state crepe, con la sola capogruppo della Lega Barbara Greggio a difendere la norma sul piano politico: «La cittadinanza è un premio a chi si riconosce in uno Stato sapendo che ha diritti ma anche doveri. Siamo portatori di bellezza, figli di Dante e delle scoperte scientifiche. Proteggiamo la nostra cultura». Una tesi rintuzzata dal centrosinistra che ha ricordato che non voteranno solo gli italiani: «Il mio vicino di casa inglese, che vive a Biella da anni e qui paga le tasse non potrà partecipare» ha detto Paolo Rizzo (Pd). E Sara Novaretti (Biella c’è): «Che differenza c’è tra un rumeno, che potrà andare ai seggi, e uno svizzero che sarà escluso?». Ma alla fine il tema chiave è stata proprio la fuga in avanti rispetto agli accordi: «Abbiamo fatto un percorso corale e oggi ci troviamo una modifica in più. Non ci sentiamo di votare questo testo» ha detto Marta Bruschi annunciando il più drastico dei dissensi, l’uscita dall’aula.
Se la maggioranza ha scelto di aderire al testo proposto, l’assessore al Decentramento Domenico Gallello ha teso la mano, parlando della possibilità di fare revisioni al regolamento per migliorarlo anche dopo la prima tornata elettorale, che ha una data (quasi) ufficiale: domenica 30 novembre. Ma bisognerà attendere il decreto del sindaco nei prossimi giorni per esserne certi.
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