Non è il rospo delle favole, che diventa principe grazie al bacio di una dolce fanciulla e non è neppure il rospo comune, che nel nostro dialetto locale abbiamo imparato a conoscere come “babi”. Lui è un rospo speciale: oggetto di grande attenzione, perché è l’anfibio più minacciato d’Italia. Il suo nome è Pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus) ed ha scelto come sua dimora il lago di Bertignano e gli stagni di Roppolo.
«Queste due aree» spiega Pancrazio Bertaccini assessore del Comune di Roppolo e vice presidente di Slowland Piemonte «sono una delle ultime zone di presenza del Pelobate, che sono meno di una ventina in tutto tra Piemonte Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Il Pelobate è incluso nella categoria “In Pericolo” (EN) secondo i criteri IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ed è considerato specie prioritaria ai sensi della Direttiva Habitat europea. Proprio per questo il Sito Natura 2000 del “Lago di Bertignano e Stagni di Roppolo” (codice IT1130004) è uno dei 13 siti della rete europea di aree protette interessate dal progetto finanziato dall’Unione Europea LIFE INSU- BRICUS (autunno 2020-fine 2026). Come Comune di Roppolo, nel novembre dello scorso anno, abbiamo inoltrato alla Regione Piemonte ed è attualmente in itinere la richiesta dell’istituzione di un nuovo sito d’importanza comunitaria, a tutela delle aree naturalistiche del Monte Orsetto e limitrofe, con riferimento alla rispondenza dei parametri europei di tutela ambientale indicati per aree con quelle caratteristiche. Al valore storico archeologico delle aree di Monte Orsetto si aggiunge quindi anche il valore naturalistico. Lì dimorano e si riproducono specie di particolare pregio tra cui il Pelobate. Il progetto Life Insubricus che cerchiamo di supportare, nei contatti e nella promozione, intende affrontare le problematiche di conservazione dell’anfibio» continua Bertaccini «la cui diminuzione è dovuta a numerose cause tra cui la scomparsa dei siti riproduttivi a causa delle bonifiche (drenaggio di zone umide per favorire l’agricoltura) i processi di interramento ed eccessivo ombreggiamento delle zone umide; l’alterazione delle dinamiche idrogeologiche in genere e la presenza di specie alloctone. È importante inoltre evidenziare, soprattutto per i non addetti ai lavori, che il rospo Pelobate fosco ha un ruolo di specie “ombrello”, vale a dire è una specie la cui conservazione attiva comporta indirettamente la conservazione di molte altre specie presenti nel suo areale, quali, ad esempio il tritone crestato e la salamandra e la sua tutela è quindi importante per tutto l’ecosistema».
Gli interventi che saranno attivati derivano dalle esperienze di gestione e di ripristino degli habitat, che sono stati attivati negli ultimi decenni dai soggetti del partenariato e non essendo la gestione di queste aree attribuita a nessun Ente Parco le attività saranno coordinate temporaneamente, solo per l’esecuzione del progetto, dal Parco del Po Piemontese. Nello specifico il progetto prevede 3 linee d’azione: il ripristino, creazione e miglioramento di aree umide temporanee utilizzate dalla specie e altri anfibi come siti di riproduzione; allevamento in semi-cattività e ripopolamento ai fini di potenziare le popolazioni in declino, il monitoraggio e conseguenti verifiche.
«Le aree umide, interessate dalle attività di monitoraggio e migliorative, nell’area di Roppolo e Viverone, saranno circa una decina» conclude l’assessore. «Nel corso dello svolgimento del progetto saranno previsti eventi informativi, attività didattiche con le scuole e le realtà associative locali ed eventi nei quali ci sarà modo di ringraziare ufficialmente tutte le persone che volontariamente hanno dato o daranno il consenso ad effettuare gli interventi migliorativi sui terreni privati, che ovviamente non comporteranno alcun onere da parte loro. Concludo con l’evidenziare che l’istituzione dell’area naturalistica ha, da una parte, la valenza di favorire la protezione del- la biodiversità, rispettando i principi della Convenzione di Rio, ma, d’altra parte, anche di aggiungere una meta di interesse naturalistico al progetto di turismo lento e sostenibile che stiamo portando avanti da alcuni anni nel Comune e nell’area Slowland Piemonte».
MARIA TERESA PRATO
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