Storia di emozioni all'ospedale di Biella: in Rianimazione è stato celebrato un matrimonio


La Giornata del malato di ieri l'ospedale di Biella l'ha celebrata raccontando una storia mai deta «che è un grazie a tutti i nostri operatori».
«In tante circostanze al fianco dei pazienti e dei loro familiari, innanzitutto in quanto persone. Come in questa bellissima pagina di diario di 12 mesi non facili, ma di cui tenere stretti alcuni momenti che sono il senso della vita». Ecco la storia.


«Rianimazione. Un amore e poi due sì, accompagnati da quattro testimoni speciali, due medici e due infermiere. Una pianta del reparto in dono e due fiocchi fatti con i sacchi verdi e lilla dell'ospedale. Le foto e i video realizzati dal personale. Un matrimonio vero e solo 2 ore per organizzarlo, perché non c'è tempo. Un'unione che dà vita a una famiglia e ne incontra un'altra, quella del nostro ospedale, che ne sarà sempre, oltre che ufficialmente, davvero parte. Ciò che trasforma un atto formale, un rito o una cerimonia in un matrimonio vero è innanzitutto il sentimento che unisce due persone e l’emozione di chi lo condivide con loro. Ed è ciò che si è compiuto. Ma la storia non finisce qui. Il vero lieto fine non ve lo abbiamo ancora raccontato. Dopo il matrimonio, un lungo periodo di attesa, fatto di un delicato intervento, cure e poi, finalmente, la guarigione dello sposo che ha consentito loro di riabbracciarsi. La pianta di orchidee adesso è fiorita a casa degli sposi, che ci hanno mandato la foto come simbolo del loro nuovo inizio. L'Asl di Biella porge agli sposi le più sentite felicitazioni e li ringrazia per aver permesso di condividere la loro storia in questa giornata che il Ministero della Salute ha dedicato agli operatori della sanità: "Covid-19 ha tolto a molti malati la possibilità di aver vicino i propri cari nei momenti più difficili. Grazie ai medici, agli infermieri e a tutti gli operatori che si stanno facendo carico di dare conforto e sostegno ai pazienti". Auguri vivissimi dal personale della Rianimazione e dall'ASLBI, vostra seconda famiglia».

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